Evviva, anche per quest’anno è fatta …
L’ultimo atto del tanto girovagare è doverosamente accompagnato nel weekend dalle nostre famiglie. Dopo le tante inaugurazioni, i pienoni e gli affollamenti, scegliamo finalmente tappe precise e particolari, evitando per quanto si può il serpentone da fiera domenicale delle zone più gettonate.
La prima tappa è stata la mostra di Venini al Museo Bagatti Valsecchi, dove ci ha favorevolmente impressionato la scelta espositiva della storica e prestigiosa vetreria di Murano, che ha scelto il luogo di palazzo di via Santo Spirito, nel cuore della Milano della moda, come cornice dove inserire le proprie opere legate al Design. Un abitazione del cinquecento lombardo con arazzi, quadri, armature, soffitti a cassettoni, candelabri, baldacchini puntellati da pezzi unici di Sottsass, di Carlo Scarpa, di Mendini fino ai fratelli Bouroullec. I colori cangianti e le forme cristalline di lampade, vasi e sculture risaltano tra le sale in penombra. Usciamo appagati da un lavoro attento e sofisticato; se siete nelle vicinanze la mostra è aperta al pubblico fino al 23 aprile.
A piedi ci siamo poi recati a alla mostra sui tessuti curata da Li Edelkoort all’interno dello spazio di Ferré di via Pontaccio. Dopo una serie di spazi ambienti “anni ottanta”, abbiamo raggiunto il secondo piano dove elementi d’arredo ben illuminati ci hanno presentato il ricco mondo dei tessuti e delle loro molteplici varianti di gioco colore, finiture, tecnologia, sfumature, sovrapposizioni, forme. Una mostra semplice ma molto efficace.
Da qui, spostandoci dal centro verso il quartiere Isola, nei pressi della stazione di Garibaldi, siamo arrivati da Droog. Nel frattempo, è curioso osservare che per ore abbiamo cercato invano qualcosa da mangiare; pur essendo una domenica dedicata al Salone del Mobile la città ha chiuso i suoi servizi basilari di accoglienza ai i cittadini e ai tanti visitatori stranieri, costringendoli a disagi del tutto gratuiti. In fine, un piccolo bar ci ha permesso di mordere un vecchio toast. Questa città ci lascia sempre attoniti per come riesce ad esprimersi anche in momenti importanti come questo!
Tornando a noi, Droog Design è un collettivo olandese attivo dal 1993, che ha sempre collaborato con designer indipendenti, come una incredibile fucina di idee. Hanno dedicato parte dei loro sforzi alla cultura del progetto, proponendo innovazione e cura nel processo. Oggetti insomma, che dimostrano sempre una straordinaria coerenza tra il concetto e la traduzione fisica, rincorrendo la possibile produzione in serie. Cresciuti nel tempo, ora sono loro stessi a produrre e vendere le loro idee/prodotto. Anche qui ritroviamo la piattaforma progettuale, a noi tanto cara, del futuro 2.0 fisico, espresso attraverso un progetto dal nome Designing for Download, dove l’utente sceglie a catalogo alcuni progetti dai formati precisi e può modificare/cambiare secondo necessità il design del prodotto, per poi farselo produrre meccanicamente e spedire a casa.
Di assoluto rilievo e da non dimenticare in zona Tortona alcuni luoghi straordinari, dove il prodotto viene quasi del tutto decontestualizzato lasciando tutti sbalorditi di fronte al fascino dell’esperienza multisensoriale. Canon, Foscarini e Toshiba con le loro performance hanno regalato al pubblico internazionale piacevoli exploit, totalmente immersivi e da impressionare per sempre nella memoria dei ricordi piacevoli.
E poi? Sicuramente tanto verde. Intere pareti verticali, estensioni orizzontali o sinuose, verde incastrato, morbido, a frutto, a fiore, a cespuglio o a pianta; tutto accompagnato da tanti materiali naturali, fibrosi e un po’ color canapa che da sempre fungono da “gregari naturali”. Escono invece allo scoperto per sostenere, sorreggere, inglobare e completare i nostri paesaggi domestici.
Invece il sistema espositivo più di successo è stato senza dubbio il buon vecchio pallet da imballo e movimentazione che, mai come in questa edizione, ha prestato la sua immagine estetica di modulo impilabile e permeabile per risolvere pedane, piedistalli, pareti verticali, percorsi e sostegni di ogni tipo. Appare ai molti solo come oggetto ingombrante e poco utile, mentre invece è uno dei protagonisti indiscussi del trasporto di ogni bene in quantità generose in tutto il pianeta, oggi promosso anche a oggetto culto del Design.
Il “Salone” ci ha raccontato tante belle storie, ci ha fatto entrare in tanti party ed inaugurazioni, ha trasformato interi quartieri di Milano e come ogni anno per almeno una settimana, stranieri e italiani si sono ritrovati tutti insieme a prendere atto delle novità in termini di “life style” del nostro prossimo quotidiano. Sicuramente ci ha un po’ urlato che zona Ventura si è mossa molto bene e che ha saputo incarnare lo spirito sperimentale del Fuori Salone dei primi tempi. Abbiamo capito che esistono ancora scuole di pensiero, di livello culturale e di approccio progettuale altissimo e che in questo momento stanno dicendo cose molto interessanti rileggendo i problemi del contemporaneo. Abbiamo avvertito un momento di riflessione e di spostamento da parte delle aziende italiane, che hanno preferito lavorare sui dettagli o sugli eventi, sui grossi spazi e su grandi aspettative di investimento da parte dei potenziali clienti invece che/anche, a nostro avviso, su riflessioni rivolte ad un futuro più realistico. Abbiamo visto tante scuole straniere raccontarci un mondo più sostenibile in modo potentissimo e poetico, schiacciando tutto il resto, compreso le nostre scuole di Design, lasciandoci un po’ a bocca aperta, ma sicuri di parlare la loro stessa lingua. Quindi, evviva, c’è ancora tantissimo da fare e da inventare insieme …