Arabic PortraitsImported from West

"Per sopravvivere qui, bastano datteri e tè" mi ha detto un anziano che fa il guardiano al museo di Sarja, piccolo emirato ormai inglobato da Dubai. Con l'occidentalizzazione del Paese, però, sono ...

“Per sopravvivere qui, bastano datteri e tè” mi ha detto un anziano che fa il guardiano al museo di Sarja, piccolo emirato ormai inglobato da Dubai. Con l’occidentalizzazione del Paese, però, sono cambiate anche le abitudini alimentari. Trovare cibi tradizionali é quasi impossibile: ristoranti di cucina emiratina a Dubai non ce ne sono. Imperversano, invece, catene di ogni tipo e provenienza: dagli hamburger agli hot dog (rigorosamente di beef o pollo), dal cibo messicano ai croissant francesi, dalla cucina tailandese a quella russa. Nulla di fresco, tutto industriale e decongelato. Solo in occasione di qualche festa, come quella per la celebrazione dell’unità del Paese, il 2 dicembre, compare qualche chiosco che vende i tradizionali dolci con il miele. In alcuni ristoranti, che però di originale hanno ben poco, si trovano hamburger di cammello, ma sono più che altro acchiappa turisti, mentre é stato lanciato il progetto di vendere nei supermercati il latte di cammello.

Un tempo qui l’alimentazione si basava principalmente sul pesce, dato che il piccolo villaggio di Dubai era abitato da cacciatori di perle (oggi completamente sparite dal mar Arabico). Ma i danni di un’alimentazione radicalmente cambiata e poco adatta ai climi caldi, non sono certo a carico dello stomaco e della linea degli stranieri, che ormai hanno gli strumenti per difendersi dal cibo spazzatura. A pagarne il prezzo sono i locals. Resistere a sapori nuovi e a un’offerta spropositata di ristoranti a basso costo, non é facile. Sedute ai tavoli ci sono intere famiglie che mangiano a ogni ora del giorno. Così l’obesità dilaga, anche tra i bambini, e un recente rapporto medico rivela che un emiratino su tre rischia patologie cardiache nei prossimi dieci anni. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, negli Emirati muoiono per malattie cardiovascolari circa 513 persone su 100.000, contro 268 nel Regno Unito e 312 negli Stati Uniti. E allora cominciano anche qui le prime campagne di prevenzione e salute. Una, in particolare, é in corso in questi giorni: prevede visite e analisi gratuite per le donne, da queste parti ancora un po’ restie ad andare dal dottore. Se non si interviene, sottolineano dalla divisione di cardiologia del Mubarak Al Kabeer Hospital, la situazione peggiorerà esponenzialmente. Già, perché gli Emirati per ora sono una nazione giovanissima, con solamente il 4% degli abitanti over 65, ma entro il 2050 gli anziani aumenteranno di 10 volte. Diabete, colesterolo, pressione alta, tutto creato dai troppi grassi di un’alimentazione scorretta in un luogo dove smaltire, oltretutto, é molto più difficile.
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