Anni fa abbiamo avuto la fortuna di partecipare ad un programma di ricerca e setting di progetto, che vedeva il Design Council come promotore e facilitatore di un progetto di riqualificazione degli interni delle scuole primarie della nazione. Tra la fine degli anni novanta e gli inizi del duemila, l’Inghilterra si proponeva di ristrutturare o riprogettare gran parte delle proprie scuole. Un progetto ambizioso, che però all’inizio insisteva molto solo sull’aspetto architettonico.
In quell’occasione il Design Council intercettò l’opportunità e condusse una ricerca importante coinvolgendo un gruppo di designer per capire meglio come la scuola primaria e gli edifici venissero effettivamente usati. Emersero due filoni importantissimi: uno dedicato alle nuove teconologie, al loro impiego, al generale impatto sull’insegnamento e al lavoro di classe. Mentre il secondo si riferiva a problematiche meno oggettive ma di forte preoccupazione, poiché gli incentivi economici statali venivano sempre meno e la sopravvivenza degli edifici scolastici dipendeva da risorse ancora da trovare e nuove modalità di mantenimento. Si ipotizzavano soluzioni di convivenza o di affitto degli spazi così divisi: al mattino le lezioni scolastiche, al pomeriggio invece le attività gestite dalla comunità locale con corsi per adulti e conferenze e la sera si poteva affittare ai privati e alle associazioni culturali.
Questo potenziale scenario ha spostato la progettazione su livelli più complessi.
Quindi il nostro progetto è partito da una serie di osservazioni direttamente nei luoghi scolastici; attraverso questionari, interviste e workshop multidisciplinari siamo riusciti a mappare e capire quali potessero essere le opportunità in termini di progetto.
Il Design Council ha anche facilitato il dialogo tra designer e produttore per aiutare l’industria del mobile dedicato alla scuola ad innescare una radicale trasformazione verso un meccanismo di innovazione. Spesso i mobili a disposizione per la scuola sono prodotti concepiti il secolo scorso e non si sono mai evoluti; sono prodotti solo da poche aziende appaltatrici che non vengono incontro alle nuove esigenze del contemporaneo. I mobili vengono acquistati dalle scuole a catalogo nel momento in cui il precedente si rompe e, in una situazione di quasi monopolio come questa, chi produce non ha bisogno di rinnovarsi perché la richiesta di produzione è costante e nessuno avanza richieste diverse dalla fornitura standard. Con questa progettazione dedicata invece, si è così arrivati a produrre mobili molto flessibili e modulari che si potessero configurare e capaci di adattarsi alle differenti esigenze di chi le doveva veramente usare.
È da osservare che è proprio il Design Council il garante che ha creato i presupposti per innovare un intero settore. In un comparto produttivo basato sui grandi numeri, dove normalmente il Design è completamente estromesso, ha lavorato per concentrare l’attenzione su una progettazione intelligente che contribuirà fortemente ad accompagnare la crescita dei bambini, supporterà meglio il dialogo tra le comunità, aiuterà la diversità, sarà compatibile con le nuove tecnologie e con la complessità evolutiva della nostra società.
Un caso di progettazione integrata, diretta con sapienza per migliorare gli standard di vita delle persone, degli alunni e della collettività. Una visione d’insieme della disciplina del Design molto matura che qui in Italia è ancora lontanissima!
Nella nostra nazione apparentemente straripante di Design, purtroppo, non esiste né terreno fertile né una attitudine culturale aperta volta al miglioramento. Il dibattito si apre spessissimo a stretto beneficio personale e non collettivo, per un tornaconto di scambi e favori politici e non di larghe vedute, per nepotismo e lobby e non di buon senso; francamente uno scenario triste e preistorico.
Le progettazioni proattive che guardano al miglioramento dei servizi, che dialogano con le tante tipologie di business, che si interfacciano con il settore pubblico, che vogliono migliorare le condizioni di vita della collettività trovano raramente degli interlocutori illuminati. In Italia continuiamo a raccontare un’immagine del Design che non corrisponde più alla realtà di trading e scommessa internazionale proiettata al futuro prossimo. Le aziende, che sono la forza motrice del fare, ci raccontano infatti di esigenze diverse; hanno bisogno di nuove figure professionali, animate dalla cultura, dalla flessibilità disciplinare e dalla competenza professionale. Continuiamo a raccontarci quanto siamo bravi a fare Design, ci diciamo che il Design è solo quello del Compasso d’Oro, che è ancora quello dei grandi maestri o quello legato alle storie dei singoli prodotti che hanno fatto la fortuna del Design Italiano e del Made in Italy. Questo atteggiamento ci fa visibilmente arretrare rispetto alle più vicine nazioni industrializzate che da vari decenni si stanno veramente interrogando sull’evoluzione dell’Industrial Design, come lo conosciamo noi, per una società post-industriale. In un mondo in enorme evoluzione, dove ieri tutto era una certezza e oggi non lo è più, ci si deve costantemente chiedere quale tipo di prodotto o servizio sia veramente necessario oggi e domani, che tipo di effetto avrà sulla collettività, in quale contesto andrà a ricadere, come verrà utilizzato, chi lo utilizzerà, come e dove verrà prodotto.
In paesi come l’Inghilterra il Design è sistema. In Italia esiste un patrimonio artistico culturale enorme che non valorizziamo, possediamo eccellenze e distretti produttivi che nel mondo sono soltanto una chimera, soffriamo di una “fuga di cervelli all’estero” che ha dell’autolesionismo e la fiducia complessiva nella politica sta andando a rotoli. In Italia si parla e si danno opinioni, si propongono tante iniziative, mostre, concorsi, convegni, dibattiti, tavole rotonde, chiaccherate, workshop, giurie, consulenze eccetera, veloci e circoscritte quasi fine a se stesse ma difficilmente si vede il concretizzarsi di racconti in realtà tangibili e condivise.
A noi piacerebbe molto contribuire attivamente, promuovendo e coltivando un’attitudine proattiva e culturalmente rispettosa dello spessore storico che ci appartiene, atta alla promozione di un sistema diverso e realmente competitivo. Qui lavoriamo, viviamo e vogliamo operare.
Viedo su public services by design
Design support for the public sector from Design Council on Vimeo.
Design support for Lewisham Council: uno dei tanti comuni della parte sud di Londra
Design support for Lewisham Housing Options Center from Design Council on Vimeo.
Design support for Sugru: piccola start up
Design support for Sugru from Design Council on Vimeo.
Estratti di documenti di ricerca, report, esperienze di progetto.