Boris Johnson è l’originalissimo sindaco di Londra. Uno che, narrano le leggede, quando era direttore del settimanale conservatore The Spectator, aveva un mini bar che sbucava da dietro la parete sulla quale era appesa la foto di Margaret Thatcher. Scrive anche per il Daily Telegraph e ieri ha fornito un’altra grande prestazione ripensando al match tra Barcellona e Manchester United a Wembley per la finale di Champions League.
Segue traduzione, via Right Rugby.
Mi scuserete se lascio cadere nomi, ma stavo parlando con Sir Bobby Charlton alla fine della partita Manchester United-Barcelona di sabato notte, e mi ha colpito come lui abbia saputo andare diritto al cuore del problema. Noi tutti – 87,950 di noi – avevamo partecipato a una superba esibizione di calcio, giocata con grande sportività e energia da due delle migliori squadre del mondo. Wembley era fantastica, la folla si era comportata bene, il tutto era andato nel migliore dei modi.
Ma non c’è modo di smussare la verità: il miglior club inglese era stato totalmente e brutalmente messo in riga dalla squadra spagnola. Il problema, disse Bobby, il cuor-di-leone vincitore del 1966, era che quelli della squadra del Barcelona erano tutti piccini, fragili e delicati. “Appena li tocchi con un tackle, quelli cadono per terra“, disse “questa è la difficoltà“. Al bar, ho poi sentito un ex nazionale inglese sulla medesima lunghezza d’onda. “I giocatori inglesi non vinceranno mai” ha detto “a meno che non si consenta al gioco del calcio di tornare ad essere più fisico“.
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Dato che l’altezza media di un giocatore Barça è 170 cm (e Messi tira giù la media di brutto), sembrava una sfida presa dalle pagine di Tolkien – gli elfi contro i troll.
Il team Catalano ha raggiunto una grazia e una simmetria come nessun altro che io abbia mai veduto. Hanno completato 667 passaggi nella partita, comparati ai 301 dello United, scherzandoli, dettando i tempi come gli pareva. Si poteva avvertire la frustrazione dei più massicci giocatori inglesi che provavano a giocare a pallone nel classico stile inglese, individualista, omerico quasi – calcia, sali, contendi, carica -solo per venire comprensibilmente spiazzati furbamente (“outfoxed”) dagli spagnoli; e nel caso di qualsiasi pur minimo colpo o spinta, il giocatore spagnolo andava giù e quello inglese si beccava il fischio contro.
Questo, per molti di noi, è il problema di fondo nella cultura dominante nell’Association Football. Rooney & Company sono assolutamente dotatissimi, ma se loro possono essere resi così inferiori dal Barça, beh pensate alla frustrazione di milioni di ragazzi che hanno solo una piccolissima frazione del talento di quei campioni.
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Sembra che noi non si riesca a fare un tackle non falloso, che non possiamo correre e calciare allo stesso tempo – allora per questo è una gioia pensare di seguire l’esempio di William Webb Ellis e tirar su con le mani quella cosa rotolante. Se vogliamo una versione più fisica del football, se desideriamo montare e caricare per il piacere del nostro animo, e se questo è il bisogno di fondo – e io penso lo sia – dei molti giovani in questo Paese che non avranno mai gli skill di passaggio millimetrico di Messi & Co., allora perchè non facciamo la cosa ovvia e gli consegniamo tante belle palle ovali?
I benefici sociali sarebbero immensi.
Il Rugby sublima la tua aggressività mentre il football può solo ingabbiarla. Le aree con la maggior densità di rugbisti coincidono con quelle dove si registrano meno crimini violenti, e sebbene ci sia una ovvia correlazione tra campi di rugby e pacifici sobborghi signorili, è anche vero che il rugby è un modo fantastico di sfogarsi. Alla fine di una partita di rugby, ti siedi nello spogliatoio col sollievo di uno che sia appena sopravvissuto a un pestaggio della polizia segreta. Le tue orecchie fischiano, il fiato rantola, riesci a malapena a mettere a fuoco le chiazze di fango sul pavimento. Non c’è assolutamente alcuna ragione per farsi poi coinvolgere in gang e violenze, semplicemente perchè è esattamente quello che hai già fatto nell’ultimo paio d’ore.
Questo è il motivo per cui sono molto felice per quel programma della polizia metropolitana chiamato “Hitz”, progettato per portare il rugby in parti di Londra – specialmente nord e est – dove i ragazzi difficilmente han mai visto un pallone a uovo in vita loro. Hitz è stato voluto dal Deputy Commissioner Tim Godwin, uno che dall’aspetto sembra che abbia speso del tempo in prima linea di mischia, e merita tutto il supporto possibile.
Quando dei campioni con doti divine come quelli del Manchester United possono venir ridicolizzati così, è tempo di pensare ai milioni di bambini che trarrebbero gran benefici da un gioco in un certo senso meno tecnico ma molto più fisico del football – ed assolutamente esaltante.