E alla fine qualcuno tirò in ballo il Mossad. Un classico, in molti casi. Ma stavolta le voci – se confermate – rischiano di creare più di un problema. Con la Russia, innanzitutto. Poi con l’Iran.
L’incidente aereo del 20 giugno scorso a nord di Mosca non è stato una semplice tragedia. Oltre a portarsi via la vita di 45 persone, ha provocato il decesso di tre esponenti di spicco dell’industria nucleare mondiale: Sergey Ryzhov (52 anni), Gennady Banuyk (65) e Nikolay Trunov (52). I tre sono anche quelli che hanno venduto e costruito – per conto della società russa Okb Gidropress – «almeno un reattore nucleare» alla repubblica islamica iraniana. E hanno anche ripristinato i software dell’impianto di Bushehr, dopo l’attacco informatico di “Stuxnet”, provocato – secondo molti – dagl’israeliani.
Ed è qui che le voci, prima fatte circolare a bassa voce, si sono fatte via via più insistenti. Dicevano – e dicono – quelle voci che ci sarebbe lo zampino dei servizi segreti israeliani, il Mossad, nell’incidente del velivolo della compagnia russa “Rusaero”. L’obiettivo? «Eliminare gli scienziati che potrebbero permettere una ulteriore proliferazione del nucleare in Iran». Il tutto, va detto, senza avere la benché minima prova sul coinvolgimento israeliano.
La tecnica, a pensarci bene, non sarebbe nemmeno così originale. Basti pensare a quanto è stato fatto dopo Monaco 1972: in quell’occasione il Mossad mise su una squadra di sicari per uccidere tutti quelli coinvolti nel rapimento e nell’uccisione degli atleti israeliani che si trovavano in Germania per le Olimpiadi di atletica.
E allora. Secondo quelli che hanno messo in giro questi sospetti, ci sono almeno due cose che non quadrano nella ricostruzione dell’incidente aereo. Uno sta nel fatto che nonostante il parere negativo della torre di controllo dell’aeroporto di Petrozavodsk – data la nebbia fittissima –, il pilota del velivolo ha comunque deciso di atterrare. Un altro, più serio, riguarda i protocolli di sicurezza russi: scrivono, questi documenti, che in nessun caso bisogna far viaggiare sullo stesso velivolo personale politico, civile e militare di alto rango. Quindi la domanda: come mai Sergey Ryzhov, Gennady Banuyk e Nikolay Trunov viaggiavano insieme?
Secondo i bene informati, l’azienda russa Okb Gidropress – che nella home page del proprio sito ha messo l’annuncio mortuario dei tre esperti (vedi foto in alto, nda) – è diventata una società abbastanza apprezzata dai vertici iraniani. Questo soprattutto perché ha permesso al regime di Ahmadinejad di avere a disposizione materiale proveniente da una stessa società e personale ad alta qualifica professionale.
L’esatto contrario di quello che è successo per il primo reattore nucleare, quello di Bushehr. Costruito con pezzi presi un po’ ovunque – Germania compresa – e per questo vulnerabile agli attacchi esterni. Come quello – di matrice israeliana, secondo molti – con il malworm “Stuxnet” che ha mandato in tilt l’impianto.
L’ultimo viaggio in Iran dei tre russi risale a febbraio 2011. Fino a marzo hanno lavorato sulla messa in sicurezza – informatica – proprio di Bushehr. Poi sono tornati a casa. Entrando così a far parte – secondo chi accusa il Mossad – «di un lungo elenco di nemici dello Stato ebraico da eliminare a qualsiasi costo».