Lo scenario peggiore è già stato immaginato da giorni. Prevede l’assalto alle strutture che ospiteranno “Unexpected Israel” in piazza Duomo da più punti: da piazza Cordusio, da Corso Vittorio Emanuele II, dalla Galleria, da Piazza Fontana, da via Marconi. E ancora: attacchi spontanei e isolati nelle altre sedi cittadine della manifestazione e alle quindici “torrette” installate in centro dove scorreranno le immagini d’Israele.
Dietro alle conferme del neosindaco di Milano Giuliano Pisapia («La manifestazione principale si terrà lo stesso in Duomo») e dietro le parole di rassicurazione del prefetto Gian Valerio Lombardi («Non sono preoccupato, andrà tutto bene»), c’è un gruppo di persone che sta lavorando da tempo sulla sicurezza dell’evento. Cercando di evitare certi scenari e di risolverne altri. Come il fatto che le «vie di fuga» in casi di emergenza, da piazza Duomo, non sono del tutto «agevoli».
Mercoledì sera, in realtà, qualche notizia aveva fatto ben sperare. «Non minacciamo nessuno», hanno tenuto a sottolineare i promotori del comitato “No all’occupazione israeliana di Milano”. «Saremo ovunque possibile a contestare pacificamente questa kermesse di propaganda, a cui parteciperanno diversi ministri di un governo responsabile di crimini contro l’umanità, a cui sarebbe dignitoso nemmeno stringere la mano».
Una comunicazione che, però, nell’area antagonista non vede tutti d’accordo. Tant’è vero che sempre in serata più di qualcuno ha respinto quelle frasi. Sarebbe questo uno dei motivi che ha spinto la questura di Milano a revocare l’autorizzazione – data precedentemente – a manifestare in piazza Duomo sabato 11 giugno. «I motivi addotti – spiegano dal comitato – sono naturalmente quelli legati alla “sicurezza” e al pericolo di “indebite intrusioni” che potrebbero provocare “situazioni di tensione”». Il motivo reale però, per gli attivisti filopalestinesi, sarebbe da ricondurre «alle pressioni dell’ambasciata israeliana e dei suoi amici italiani» che avrebbero portato la Questura a «violare il diritto alla libertà di espressione e di movimento».
Secondo i bene informati sarebbero due i fronti «caldi» delle contestazioni sui quali si stanno concentrando gli agenti della Digos: il centro sociale autogestito “Vittoria” e la “Panetteria occupata”. Qualche movimento, fa notare un agente, si registra da alcuni giorni anche alla facoltà di Scienze politiche dell’università Statale di Milano.
Queste non sarebbero altro che una «base di partenza», perché poi qui gli scenari si fanno «interessanti»: da un lato gli analisti calcolano molto alto il rischio di una collaborazione «a tempo determinato» tra antagonisti filopalestinesi e immigrati arabi che vivono in Italia (non importa se regolarmente o meno). Dall’altro, si immaginano – sempre in un’ottica di collaborazione «a tempo determinato» – una serie di assalti organizzati insieme da militanti della sinistra estrema e della destra radicale.
Non sarebbe un ragionamento sballato. Lo dimostrano anche alcuni commenti lasciati sul sito Indymedia – Lombardia: «Stavolta si potrebbe quasi ipotizzare un’alleanza rosso-bruno… giusto per la giornata della collera… poi nemici come prima», scrive uno. «Magari un’alleanza no… però si potrebbe decidere per un patto di non aggressione. Non dico di “mischiarsi” nei cortei, ma attaccare da più punti non sarebbe male», aggiunge un altro. Certo, su questo scenario non tutti – nell’area antagonista – sono d’accordo. Però è un’ipotesi che il Viminale non scarta in queste ore. Anzi, proprio quel passaggio – «attaccare da più punti» – allarma gli agenti. In mezzo a tutto questo, poi, ci sarebbe anche da tenere sotto controllo l’afflusso da altre regioni di altri ragazzi aderenti alle organizzazioni di sinistra radicale.
Non saranno giorni facili, i prossimi, per Milano. E per Giuliano Pisapia. La kermesse italo-israeliana – che avrà luogo a partire dal 13 giugno fino al 23 – presenta un rischio di «degenerazione» molto alto. Anche perché nel capoluogo lombardo non arriveranno soltanto centinaia di imprenditori dello Stato ebraico, ma anche le tanto contestate – da sinistra – personalità politiche.
(Nella foto il manifesto pubblicato dal comitato “No all’occupazione israeliana di Milano”)