Un cenno.
Seguo chi non so.
Il corpo è suono, la luce scompare.
I miei occhi non guardano più.
Lampi di mani, spazi di pelle, frammenti di bocca.
Perdo i confini e ritrovo i pezzi della mia storia.
E’ il tango. Il ballo proibito. Il ballo della nostalgia. Il ballo dei migranti. Il ballo dei vagabondi. Il ballo che avvolge col suo triste bandoneon. Il ballo che fa scordare lo spazio e il tempo
Il tango é arrivato fin qui. Si balla solamente al chiuso, negli alberghi o nei ristoranti, quasi di nascosto. Dove spuntano tacchi, spacchi, scollature e sguardi. In una terra deserta, dura e lontanissima dalle vecchie, calde, avvolgenti milonghe di Buoenos Aires, il tango riacquista stranamente il sapore delle sue origini.
Danza struggente e peccaminosa, unisce chi arriva da Paesi lontani e mescola popoli e culture. Sul marmo lucido dei pavimenti di Dubai, si abbracciano persone di tutto il mondo. Ognuno porta e lascia qualcosa.
E’ il destino delle città di passaggio. Il tango nacque proprio lí, nei porti del Rio de la Plata. Cittá di partenze e di ritorni infiniti.