Bitchiness gets you everywhereColpita dal ritorno di Saturno (Addio, Amy)

Non ci aspettavamo di vederla ultraottantenne impegnata a sorseggiare una tazza di the deteinato alla casa di riposo Villa Silvana, in effetti, ma all’improvviso nella giornata di ieri Amy Winehous...

Non ci aspettavamo di vederla ultraottantenne impegnata a sorseggiare una tazza di the deteinato alla casa di riposo Villa Silvana, in effetti, ma all’improvviso nella giornata di ieri Amy Winehouse è morta veramente.
E dico veramente, perché da quelle come lei, sbattute ogni giorno sulle prime pagine dei tabloid perché nel tunnel dell’abuso di alcol e droga ci ricascano continuamente, o meglio, ci nuotano comodamente, non ti aspetti che muoiano. Ti aspetti che continuino a mandare in fumo per l’ennesima volta tutte le date dei concerti estivi, certo, e che siano capaci di lasciare appassire un talento incredibile e una carriera di successo nel chiuso di un appartamento a Camden Town.
Ti aspetti che promettano di tornare e di mostrarsi ai fan soltanto dopo essere uscite da quel circolo vizioso di intenti autodistruttivi, e che poi puntualmente questa promessa in realtà non la mantengano – perché alla clinica di rehab no, no, no. Però non ti aspetteresti mai che sul finire di una giornata estiva possano morire così, veramente.
Per questo ci ha lasciati attoniti la notizia che Amy Winehouse da ieri è entrata ufficialmente a far parte del famigerato Club 27, facendo capolino tra Brian Jones dei Rolling Stones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e Curt Kobain.
Non incarnava esattamente la figura della brava ragazza della porta accanto, Amy Jade. Capelli corvini arruffati, denti storti, sguardo assente, tatuaggi volgarissimi lungo ogni centimetro del suo corpo e una magrezza patologica. Ma cosa importa? Misticanza di soul e R&B, ci lascia in eredità il suono della migliore voce di questo secolo.
A me piace ricordarla con questo pezzo:

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