Sta facendo molto discutere la notizia uscita oggi sulla “lotteria della fertilità” che dal 30 luglio prossimo partirà nel Regno Unito. Il gioco, che ha un costo di 20 sterline a biglietto, consente ai vincitori l’accesso a un costoso trattamento di fecondazione assistita nelle migliori cliniche del Paese. Ma l’aspetto che ha suscitato maggiore scalpore tra i commentatori della notizia è che tra i partecipanti, e quindi tra i vincitori, potranno essere presenti anche persone single, omosessuali, o persone non giovanissime di età.
C’è da dire che la lotteria in questione non è certamente un metodo neanche minimamente risolutivo dei problemi delle coppie che necessitano per un motivo o per un altro di ricorrere alla fecondazione assistita oltre ad essere, diciamolo, una trovata di cattivo gusto. Ma perché mai, senza lasciarci andare a facili moralismi, non ci limitiamo a considerare che grazie a questo concorso (peraltro pienamente autorizzato dalla Gambling Commission inglese) avranno accesso alle cure in questione una manciata di persone economicamente svantaggiate che in diverse condizioni non potrebbero accedere a questi trattamenti?
Il problema è che c’è addirittura chi si è detto fiero “per una volta” di essere italiano. Ma chi si professa fieramente italiano per la normativa sulla fecondazione medicalmente assistita sa davvero di cosa sta parlando?
La legge 40 del 2004 è probabilmente la legge più ingiusta d’Europa in materia di procreazione assistita. Impedendo alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche di ricorrere a queste tecniche, conduce ad una situazione di evidente discriminazione rispetto alle coppie sterili che hanno invece la possibilità di ricorrere allo screening embrionale. La conseguenza ulteriore? Le coppie economicamente solide avranno la possibilità di ricorrere a questi trattamenti all’estero, mentre nulla da fare per le coppie condannate a sottostare alla normativa italiana perché impossibilitate a spostarsi per ragioni economiche.
Finora hanno posto rimedio a questi risultati assolutamente contrari al principio di uguaglianza le sentenze di alcuni tribunali che hanno consentito caso per caso (come la decisione del Tribunale di Salerno del 2010) l’accesso alla procreazione assistita a coppie fertili portatrici di malattie genetiche. Ma nulla da fare sul piano generale, per via del divieto imposto dalla legge.
Al momento l’unica speranza sembra la decisione (prevista per la fine di settembre) della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha accolto il ricorso di una coppia di portatori di fibrosi cistica in merito alla possibilità di accedere alla fecondazione in vitro e allo screening embrionale.
Nel resto d’Europa il ricorso a queste ultime tecniche è al momento consentito in Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito. È davvero il caso di sentirsi fieri di essere italiani?
6 Luglio 2011