«Stiamo perdendo tempo con questi qui. Sono giorni che dicono di essere pronti a salpare. Ma poi non lo fanno mai». Le parole del cronista di una all news araba, pronunciate ieri sera sul molo greco di Perama, vicino Atene, rendono bene l’idea di cosa stia succedendo attorno alla seconda spedizione della Freedom Flotilla.
Dopo gli annunci, dopo le minacce, dopo le dichiarazioni di non violenza, infatti, le navi restano sempre là. Ancorate al porto. L’unica che ha tentato di avviare la spedizione – l’americana “Audacity of hope” (foto sopra) – è stata fermata ieri in mare aperto da un’unità marina greca venti minuti dopo aver lasciato Perama (guarda il video sotto). Dopo giorni di silenzio, le autorità locali hanno ufficialmente dichiarato che nessuna nave – con destinazione ufficiale Gaza – dovrà lasciare il porto.
E allora. Raccontano gli inviati in Grecia contattati da Falafel Cafè che buona parte delle emittenti tv sta lasciando il terreno. In questo momento è più interessante seguire quel che succede ad Atene, dopo le misure di austerità, «piuttosto che questi padri pellegrini dell’ultim’ora», come ha detto un cronista americano.
La Freedom Flotilla 2 non va. Non ancora almeno. Dopo le navi sabotate (Israele, principale indiziata, ha negato qualsiasi coinvolgimento) e dopo le decine di ore di dirette video sugli schermi di mezzo mondo, a regnare è l’incertezza. E un po’ di apatia. «Sono qui da due settimane», racconta Joseph Dana, giornalista e scrittore di stanza in Cisgiordania. «Stasera penso di tornare a casa a dormire finalmente sul mio letto e a lavorare su un pc con uno schermo grande e un collegamento a Internet senza interruzioni».
Pare anche che qualche attivista, stanco dei continui ritardi, abbia deciso di abbandonare la spedizione. Gli organizzatori smentiscono la notizia, ma è anche vero che – stando alle testimonianze di almeno un paio di giornalisti europei – alcune persone hanno lasciato le navi della Freedom Flotilla e non sono più rientrate.
La seconda spedizione – creata con l’obiettivo di «rompere l’assedio israeliano sulla Striscia di Gaza» – si appoggia su una decina di navi e circa 300 persone. Una spedizione, per dirla con qualcuno, «ammaccata ancora prima di partire».
Queste le navi e il numero di passeggeri previsti:
– Gernicka (Spagna): 30 passeggeri
– Luoise Michel (Francia): 24 passeggeri, 6 giornalisti
– Dignity (Francia): 10 passeggeri, 1 giornalista
– Tahrir (Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Germania): 48 passeggeri, 9 giornalisti
– Stefano Chiarini (Italia, Olanda, Germania, Svizzera, Malesia): 65 passeggeri, 5 giornalisti
– Saoirse (Irlanda): 20 passeggeri, 2 giornalisti [non salperà più, secondo gli organizzatori, perché sabotata]
– Freedom for All (Campagna europea per la fine dell’assedio su Gaza): 15 passeggeri
– Juliano (Grecia, Svezia, Norvegia): 25 passeggeri, 4 giornalisti [nave in riparazione]
– Methimus (Grecia, Svezia, Norvegia): 15 passeggeri [composta da due imbarcazioni]
– The Audacity of Hope (Usa): 40 passeggeri, 10 giornalisti [fermata dalle autorità greche, capitano sotto arresto]