Bitchiness gets you everywhereL’occupazione femminile è in crescita, ma c’è ancora chi rema contro

Mentre gli ultimi dati Istat relativi al primo trimestre 2011 danno l'occupazione femminile in crescita del + 0,7 punti percentuali (si assesterebbe infatti al 46,4%), assistiamo ancora oggi nel no...

Mentre gli ultimi dati Istat relativi al primo trimestre 2011 danno l’occupazione femminile in crescita del + 0,7 punti percentuali (si assesterebbe infatti al 46,4%), assistiamo ancora oggi nel nostro paese a gravi episodi di discriminazione ai danni delle lavoratrici donne.
Il dibattito trae occasione dal caso eclatante della Ma-Vib di Inzago, impresa che si occupa della produzione di motori elettrici per impianti di condizionamento. Per arginare un calo di produzione l’azienda ha infatti deciso di mettere le operaie in cassa integrazione, e in seguito di licenziarle.
Le motivazioni addotte dall’azienda in questione presso l’Associazione delle piccole e medie imprese sono sintomo di un grave atteggiamento discriminatorio e retrogrado usato dall’impresa nei confronti delle lavoratrici: «Licenziamo le donne così possono stare a casa curare i bambini e poi, comunque, quello che portano a casa è il secondo stipendio». Così avrebbero detto, scatenando reazioni dure e giustificate da parte dei sindacati incaricati della vertenza.
Quasi come se fossero costrette a scontare un eterno peccato originale, a livello professionale le donne di oggi si trovano a dover fare i conti con le grosse resistenze culturali di chi le vorrebbe impegnate esclusivamente a badare alla casa e ai figli, o a limite impiegate in un lavoro come “optional”.
Ma la realtà del nostro paese, secondo quanto illustrato dalla ricerca Istat sulle Giovani donne pubblicata lo scorso otto marzo, descrive un quadro ben diverso, per quanto amaro. I dati del 2010 ci dicono infatti che il 37,6% delle giovani donne segue un percorso di istruzione, contro il 30,7% degli uomini. Per quanto riguarda il lavoro, però, le donne continuano ad essere fortemente svantaggiate: l’occupazione femminile conta infatti 13 punti percentuali in meno rispetto a quella maschile. Significative sono poi le differenze geografiche: le giovani del Nord presentano infatti un tasso di occupazione più che doppio (pari al 47,2%) rispetto a quelle del Sud che raggiungono solo il 21,9%. Paradossale, poi, il dato sul sottoutilizzo della forza lavoro femminile, che è in continuo aumento negli ultimi anni: dal 28,5% del 2005, al 31,7% del 2007, al 33,8% del 2009. Le giovani donne occupate hanno quindi un titolo di studio più elevato di quello che servirebbe loro per svolgere quel determinato impiego.
Purtroppo c’è poco di cui meravigliarsi: secondo la ricerca le donne studiano di più, leggono di più, sono più interessate degli uomini a visitare musei, mostre e monumenti, vanno di più a teatro, utilizzano molto internet e le nuove tecnologie. Sarebbero quindi candidate e concorrenti ideali per i loro coetanei di sesso maschile, ma restano in ogni caso fortemente penalizzate sul piano lavorativo.

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