Nel mirinoBerlusconi e la fotografia: nemici-amici

Google - Immagini - "Silvio Berlusconi" - 19/10/11 - ore 17:19   Da quando ho traslocato, 5 mesi fa, non ho la televisione. Più che una scelta consapevole direi che è stato un fatto casuale. Adess...

Google – Immagini – “Silvio Berlusconi” – 19/10/11 – ore 17:19

Da quando ho traslocato, 5 mesi fa, non ho la televisione.
Più che una scelta consapevole direi che è stato un fatto casuale.

Adesso le news le leggo solo online e sui quotidiani, e inizio a interiorizzare la differenza tra vedere gli attori della scena politica in movimento e vederli frozen in una fotografia.

La fissità delle immagini mi ha fatto notare ancor di più il ghigno satanico sempre stampato sul volto di Silvio Berlusconi, così ho fatto una piccola ricerca su google immagini.

Ho digitato “Silvio Berlusconi” e poi “Amintore Fanfani”, “Aldo Moro”, “Alcide De Gasperi”, “Palmiro Togliatti”.

La differenza nell’utilizzo del corpo fra il primo e tutti gli altri è notevole.

Mentre per i politici del dopoguerra fino a prima di Berlusconi il corpo sembra essere invisibile così come la loro mimica facciale, le foto dell’attuale premier sembrano quasi delle pubblicità, tipo che non mi stupirebbe se a corredo delle immagini ci fosse scritto “Niente lava più bianco di Silvio!” o altri slogan come “Basta con la solita triste realtà entra nel favoloso mondo di Berlusconi”.

Ovviamente non sono né la prima né l’ultima ad avere fatto tali considerazioni.

Un amico mi aveva parlato del libro di Marco Belpoliti del 2009 “Il corpo del capo”, così sono andata a comprarlo e l’ho letto.

Belpoliti conduce un’analisi molto lucida, attenta e colta dell’utilizzo dell’immagine e in particolare della fotografia da parte del nostro premier, di cui mi piacerebbe qui riportare alcune conclusioni che mi trovano totalmente d’accordo.

Nella carriera politica (e non) di Silvio Berlusconi, la fotografia ricopre un ruolo fondamentale, tanto che nella primavera del 2001 il tycoon pubblica e distribuisce in milioni di copie ai suoi potenziali votanti una sua biografia prevalentemente fotografica: “Una storia italiana”.

Grazie a “Una storia italiana” sarà possibile ammirare “Il carattere e le passioni di Silvio Berlusconi”, “l’infanzia, l’adolescenza, i compagni di scuola”, i “Piccoli segreti di Silvio”, “Lo stile di vita: come si veste e cosa ama il leader di Forza Italia”, “Gli amici di sempre”, ecc.

Volendo momentaneamente soprassedere sul violento narcisismo misto a populismo demagogo di quart’ordine di questa iniziativa, alla base di un’operazione del genere c’è una strategia mirata che punta dritto al cuore degli italiani.

Il messaggio è: sono uno di voi, uno che ce l’ha fatta e tu sei mio amico, io ti faccio entrare nella mia intimità, fai parte della mia famiglia.

La politica dell’uomo comune diventa una costante Berlusconiana tanto da farsi immortalare mentre fa le corna nella foto di gruppo del vertice dei ministri europei.

Berlusconi così annulla le differenze tra ambiente politico e ambiente mediatico annientando definitivamente l’autorevolezza della Legge e inasprendo la forbice fra i suoi ammiratori e i suoi detrattori. In virtù dello spostamento del meccanismo del consenso su valori emotivi, il premier comunica al “cervello rettile” degli italiani, provocando le classiche reazioni di pancia: chi si identifica e chi lo detesta, chi nelle fotografie che lo ritraggono vede un Re e chi un buffone.

Ma come mai l’uomo che ha inventato la televisione commerciale decide di fare un libro di fotografie e non un film sulla sua vita?

I mezzi per fare un bel film li avrebbe sicuramente avuti ma esistono delle ragioni tecniche ben precise che in questo caso fanno della fotografia una migliore alleata e Belpoliti le cita tutte.

Inanzitutto con la fotografia è più facile “mentire”: attraverso le pose e sopratutto con il fotoritocco.

Belpoliti individua due epoche: il Berlusconi fino al 1988, che ha ancora un controllo totale sulle immagini che lo ritraggono e che verrano pubblicate ed il Berlusconi post 1988 che ormai divenuto personaggio pubblico non ha più il controllo sulle sue immagini pubblicate dalla stampa.

Fino al 1988 il tycoon interviene con il fotoritocco sulle fotografie, dopo questa data interviene invece direttamente sul suo corpo fisico ritoccandolo con la chirurgia estetica.

Un’altra ragione che probabilmente ha spinto Berlusconi a preferire la fotografia al video risiede nella fissità dell’immagine fotografica, più facilmente ricordabile, che può essere conservata, portata in tasca, guardata con facilità, a differenza del flusso di immagini che caratterizza il video.

L’unica consolazione è che, nonostante tutti questi sforzi, un ghigno non è un sorriso.

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