In meno di 24 ore abbiamo assistito alla perdita(in senso professionale) di due direttori dei principali canali televisivi. Certo è che dall‘epurazione del direttore del Tg1, Minzolini, alle dimissioni di Enrico Mentana dal tg di La7 vi passa un solco abbastanza profondo, caratterizzato da diverse variabili: fiducia, stima dei colleghi, risultati conseguiti. La fiducia guadagnata da Minzolini ai tempi de La Stampa è stata pressochè vaporizzata con le ultime vicende giudiziarie, che lo vedono accusato di peculato, ma era stata già messa a dura prova con la direzione di un tg, a dir poco, fazioso.
L’oscuramento di notizie scomode, il voler parlare di argomenti futili, la mancata pubblicità adeguata al referendum e l’omissione delle risate di Merkel-Sarkozy sono stati solo alcuni degli episodi che hanno fatto infuriare il pubblico come i colleghi giornalisti, che non si riconoscevano più in quello che è sempre stato il maggiore canale televisivo d’informazione. Ancora celebre fu la sostituzione di “assoluzione” in luogo di “prescrizione” in uno dei tanti processi nei confronti dell’ex-premier, così come l’epurazione di storiche giornaliste (Busi e Ferrario) che hanno in seguito vinto il ricorso giudiziario.
Mentana, le cui dimissioni stamattina sono state rimesse in bilico da lui medesimo, in quanto c’è da rivedere l’intesa con la redazione stessa, negli anni s’è guadagnato tutt’altro tipo di fama, dal tg5 al Matrix (quasi) mai fuori le righe. Una stima accresciuta anche dagli ottimi risultati conseguiti. Il recentissimo sondaggio ad opera di demos coop, riporta infatti un gradimento del pubblico nei confronti del Tg7 accresciuta del 20% rispetto al 2007, e del 6% rispetto allo scorso anno, mentre le rilevazioni dei gradimenti del Tg1 sono in totale picchiata.
Il grande rammarico è che probabilmente senza l’apertura di indagini giudiziarie nei confronti di Minzolini, quest’ultima chissà per quanto tempo ancora sarebbe rimasto al suo posto. E le parole del presidente Garimberti assumono i contorni di una beffa. Sostenere che il tg1 era “diventato brutto e necessitava di miglioramenti”, significa anche delegittimare il proprio operato da Presidente, visto che si è aspettato l’episodio giudiziario. Il servizio pubblico, caro Garimberti, richiede una vigilanza attenta e scupolosa, due caratteristiche che sono venute a mancare incomprensibilmente negli ultimi due anni, quando anche dall’estero (Financial Times e The Guardian) sostenevano che neanche la Pravda di Breznev arrivasse ad un tal livello di propaganda.
L’auspicio è che almeno nella prossima direzione ad interim di Maccari, e nella prossima direzione ufficiale si possa finalmente tornare a vedere un telegiornale degno di tal nome, che torni a fare della sana informazione, ed in ogni modo sicuramente migliore del tg4 di Fede(che è solito intervistare Feltri e Sallusti, o al limite Belpietro) e del tg5 di Mimun(arcinoto per essere l’inventore del panino).