Per coloro che hanno a cuore gli interessi della rete, le parole del ministro Profumo di ieri hanno assunto i contorni di una pietanza squisita. Internet è stata paragonata all’automobile degli anni ’50, ovvero uno strumento con le potenzialità di far ripartire l’economia del Paese.” Allora si intuiva che con l’automobile sarebbe cambiato il modo di vivere e la forma stessa delle nostre città. Ed è quello che avvenne(…) Quel ruolo oggi ce l’ha Internet che non è un sistema di cavi e computer ma una cosa che cambia le nostre vite, le relazioni fra i cittadini, la Pubblica Amministrazione”. Ecco l’espressione del ministro dell’Istruzione e dell’Università rilasciata a Riccardo Luna, un giornalista che di innovazione potrebbe dare lezioni a molti.
Quel che è più significativo, oltre all’eccellente paragone, è l’annuncio che l’agenda digitale italiana sembra davvero essere ai nastri di partenza. Per giovedì 9 febbraio è attesa la “cabina di regia” per discutere di banda larga e di innovazione per le piccole e medie imprese. La grande sfida che si pone il ministero di Profumo è quella di creare della smart communities, ovvero delle strutture (aziende) che attraverso il largo utilizzo di tecnologie riescano a creare nuovi distretti industriali e di conseguenza valore aggiunto per il Paese; quindi, anche-e soprattutto- lavoro. Anche qui, un passo in avanti, rispetto alle “brutte uscite” di Monti, Fornero e Cancelleri, che hanno bollato l’agognato “posto fisso” come monotono, e “mammoni” coloro che non sono disposti a sacrifici(sempre secondo le loro opinioni). Almeno in questo campo, si cerca di dare risposte con le azioni, e non con squallide battute spocchiose.
Certamente dopo questa fase di esordio, ci sarà da lavorare anche di più. Innanzitutto perchè discutere di banda larga equivale a provvedere al più presto di colmare il digital divide, specialmente nelle zone rurali. In Italia sono circa 2,5 milioni di persone che non hanno un dignitoso accesso alla rete. Dopodichè, è ugualmente necessario un balzo culturale dei cittadini italiani, un’alfabetizzazione in senso digitale, perchè sono ancora in tanti (le stime parlano del 35% della popolazione) a snobbare l’utilizzo del web e le potenzialità insite nel mezzo. Occorre allora incentivare l’utilizzo della rete per poter interagire con la pubblica amministrazione, partendo magari dalla scuola, dove i giovani alunni potrebbero insegnare “le buone maniere” a quei parenti che ancora non hanno sufficiente dimistichezza con Internet.
Gli studi di analisti del settore continuano a rammentarci che la webeconomy, messa in condizione di esprimersi al massimo della potenza, potrebbe generare miliardi e miliardi di euro di profitto, tra semplificazioni, creatività, competitività e incentivi all’e-commerce, e-learning ed e-Government. L’auspicio è che le parole del ministro Francesco Profumo, non siano destinate a restare sulla carta, come gli annunci propagandistici dei precedenti ministri dell’Innovazione, ma che sia davvero la volta buona per dotare l’Italia di un progetto digitale concreto.