Il presidente del consiglio potrebbe iniziare con il buon esempio e fare come hanno fatto Mario Draghi e Corrado Passera. Il primo, quando diventò governatore della Banca d’Italia, senza che nessuno glielo chiedesse affidò il suo pacchetto azionario in Goldnam Sachs a un blind trust, mostrando un certo stile nella gestione della cosa pubblica. Il secondo, ovvero l’attuale ministro delle sviluppo e delle infrastrutture, ha fatto sapere ai media che è andato oltre, vendendo tutto o quasi tutto sul mercato. Un gesto volontario ma di significato politico, perchè come scrive il Fatto Quotidiano, indica che Passera ha intenzione di continuare la carriera politica. Mario Monti, dovrebbe o potrebbe fare la stessa cosa. La sua operazione trasparenza con la pubblicazio e dei redditi dei ministri è apprezzabile e dà un certo smalto alla credibilità del governo ma se Mario Monti affidasse quegli 11 milioni di investimenti a un blind trust, come fece Mario Draghi, farebbe una bella figura dopo la scorpacciata di conflitti d’interesse dei governi Berlusconi.
Tuttavia questi gesti esemplari non bastano più a frenare quello che Guido Rossi con una definizione suggestiva definì conflitto epidemico. Perchè di questo si tratta. Il conflitto d’interesse è ormai esteso a tutti i campi della società, dalla politica all’economia alla finanza e alla giustizia. Basti pensare agli avvocati di Silvio Berlusconi che difendono il premier nei tribunali e al tempo stesso fanno le leggi in parlamento per proteggere il loro capo. Oppure, se si vuole restare nell’attualità basta pensare alle società di rating controllate dalle più importanti banche d’investimento o ad alcune imprese Italiane dove vi sono incarichi societari in aperto conflitto tra controllate e controllanti.
Insomma, una vera legge sul conflitto d’interesse sarebbe ormai tempo di farla sul serio e il governo Monti avrebbe a questo punto le carte in regola per proporla, nessuno lo potrebbe accusare di voler essere punitivo verso Silvio Berlusconi. Una legge di civiltà. E allora perchè non la si fa? I più maliziosi sostengono che Mario Monti teme di irritare il capo del Pdl ma se così fosse non sarebbe una giustificazione difendibile.
22 Febbraio 2012