La Primavera Araba si è scontrata con l’esercito siriano. Le opposizioni vivono un momento difficile a causa di contrasti interni che rendono inefficace l’azione degli stessi organismi. Una competizione impari dilata i tempi di risoluzione della crisi siriana e senza un appoggio internazionale deciso, probabilmente, non potrà esserci alcuna soluzione a breve termine. E’ importante anche capire qual è l’idea che le opposizioni hanno della Siria che verrà. La situazione è in una fase di stallo e tutto fa pensare ad una transizione che durerà ancora a lungo.
Ad un anno dallo scoppio della “Primavera Araba” persistono molti dubbi sui reali esiti delle proteste. Come ha giustamente notato Lisa Anderson in un suo saggio sul numero dello scorso maggio di Foreign Affairs dal titolo “Demystifying the Arab Spring”, le differenze tra le nazioni coinvolte sono profonde e pertanto è inopportuno sostenere si tratti di un unico movimento per la democratizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente. Il caso della Siria denota la complessità di un sommovimento che i media occidentali tendono ad interpretare come una quarta ondata di democratizzazione, senza evidenza alcuna in tal senso.
Secondo le Nazioni Unite dallo scorso marzo sarebbero circa cinquemila i morti nelle manifestazioni in Siria senza che il governo ceda di un passo. La mancanza di un esercito rende i ribelli poco efficaci nel combattere il regime. Le poche defezioni registrate nell’esercito regolare impediscono la formazione di un esercito clandestino a sostegno delle proteste rafforzando così il presidente in carica, Bashar al-Assad. La ribellione siriana sta quindi assumendo la forma di una vera e propria guerra civile in cui si possono distinguere due livelli. Nel primo livello, si contrappone Assad ai suoi detrattori latori di un’istanza di cambiamento radicale. Nel secondo livello, si tratta di un conflitto freddo. Esiste un profondo disaccordo tra i movimenti di opposizione che crea incertezza sul futuro di una Siria senza Assad. Il crollo del regime siriano dipende in gran parte dalle interazioni tra i gruppi di opposizione e da quanta parte delle tribù più influenti riusciranno ad attirare dalla loro parte.
La rivolta in Siria presenta molte criticità. La trasformazione da protesta per rivendicare i propri diritti a guerra civile è ormai ad un stadio avanzato. Il rapporto tra le forze politiche di opposizione è quanto mai complesso ed articolato, anche se da esso dipenderà la riuscita della rivolta. Le divisioni interne contribuiscono allo stallo, con il regime che non arretra di un passo. I costi umani ed economici della sollevazione popolare stanno diventando insostenibili.
In questo quadro, un supporto internazionale che non si limiti soltanto all’imposizione di sanzioni o a mere dichiarazioni di sostegno potrebbe favorire i ribelli rifornendoli dei mezzi necessari per sostenere il confronto con l’esercito. Il mondo occidentale gioca molta della sua credibilità in Siria soprattutto per l’attivismo promosso in Libia. Anche in Siria la repressione sta assumendo le dimensioni di un massacro di massa cui i principi della civiltà occidentale suggerirebbero di porre rimedio.
Carmine Finelli, Equilibri.net
Articolo tratto da Equilibri.net. Articolo completo al link: http://www.equilibri.net/nuovo/articolo/%1Fsiria-l%E2%80%99opposizione-tra-guerra-e-civile-e-incertezza-sul-futuro