Nel mirinoWorld Press Photo 2012: riflessioni

Photo of the Year 2011, Samuel Aranda, Spain, for The New York Times Photo Courtesy of World Press Photo Press Office   Venerdì alle 11 del mattino sono stati proclamati i vincitori della 55esima ...

Photo of the Year 2011, Samuel Aranda, Spain, for The New York Times
Photo Courtesy of World Press Photo Press Office

Venerdì alle 11 del mattino sono stati proclamati i vincitori della 55esima edizione del World Press Photo, il concorso di fotogiornalismo più autorevole e conosciuto al mondo.

Una giuria di massimi esperti della fotografia, che cambia ogni anno, si è riunita per due settimane ad Amsterdam, sede del WPP, per giudicare fra 101.254 foto di 5.247 fotografi di 124 nazionalità diverse.

Sono circa 350 le foto premiate nelle diverse categorie, il premio più significativo “Photo of the Year”, ad uno scatto della primavera araba in Yemen dello spagnolo Samuel Aranda, dal mio punto di vista è un manifesto di ciò che ha orientato quest’anno la giuria rispetto ad altre edizioni passate.

Quella di Samuel è una pietà contemporanea, incredibilmente pittorica e ricca di riferimenti artistici seppur casuali, una donna con il burqa tiene fra le braccia un corpo cristico nudo, di nessuno dei due vediamo i lineamenti eppure nella foto c’è tutto, l’intenzione, la disperazione, la forza, la passione, la pietà.

Aranda è stato più di due mesi lo scorso autunno in Yemen a documentare la primavera araba su assignment per il New York Times e questa è una delle foto frutto del suo lavoro.

Venerdì pomeriggio ho parlato al telefono con Paolo Pellegrin, che quest’anno ha vinto il 2nd prize General News Stories con un toccante reportage sul post tsunami in Giappone.

2nd prize General News Stories, Paolo Pellegrin, Italy, Magnum Photos for Zeit Magazin
Photo Courtesy of World Press Photo Press Office

Anche lui ha avuto la mia stessa impressione e cioè che quest’anno il WPP sembra rimettere l’accento sulla fotografia e non sugli effetti possibili grazie alla tecnologia e alla postproduzione che sembrano aver dominato qualche passata stagione.

Insomma l’impressione è che le fotografie che hanno vinto siano tutte “possibili”, vere, poco sensazionalismo e molto racconto.

1st prize Spot News Singles, Yuri Kozyrev, Russia, Noor Images for Time
Photo Courtesy of World Press Photo Press Office

Riflettevo con Paolo di come le immagini che fanno grande il reportage siano in fondo capaci di rendersi metafore di situazioni molto complesse, ed è questa poi la nobiltà dell’immagine fissa di andare oltre la rappresentazione di un momento specifico rimandando a contenuti più grandi e universali.

Immagini come libri da leggere, che vanno ben al di là del descrittivo, in cui è molto evidente il punto di vista del fotografo, cosa vuole raccontare.

2nd prize Spot News Stories, Niclas Hammerström, Sweden, for Aftonbladet
Photo Courtesy of World Press Photo Press Office

1st prize Nature Singles, Jenny E. Ross, USA
Photo Courtesy of World Press Photo Press Office

Tutti questi maestri del reportage sembrano aver trovato grazie alla loro sensibilità la chiave per raccontarci la complessità in un’immagine.

1st prize Contemporary Issues Singles, Brent Stirton, South Africa, Reportage by Getty Images for Kiev Independent
Photo Courtesy of World Press Photo Press Office

Penso al caos scomposto nella foto di Yuri Kozyrev dei ribelli libici, ai vestiti abbandonati a riva sull’isola norvegese teatro del massacro di luglio di Niclas Hammerström, all’orso che diventa piccolo piccolo in un paesaggio brullo nello scatto di Jenny E. Ross, al contrasto del ritratto di una prostituta ucraina nell’immagine di Brent Stirton, alla foto di Paolo in Giappone, in cui le macerie diventano il sipario sulla tragedia in cui sembra navigare una nave fantasma.

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