Magari la sto sparando un po’ grossa, ma il 2012 rischia di passare alla Storia come una tappa fondamentale in quel viaggio che si chiama conoscenza. O meglio, della sua diffusione. Oggi, infatti, l’Enciclopedia Britannica ha annunciato che, dopo 244 anni dalla sua fondazione, interromperà la pubblicazione su carta dei suoi 32 tomi per concentrarsi esclusivamente sul ramo digitale. Internet e applicazioni mobili l’hanno insomma avuta vinta sulla stampa a caratteri mobili inventata nel 1455 da Johann Gutenberg.
Non che l’addio alla carta da parte della mitica Britannica sia una prima assoluta. Già nel 2008 era toccato alla ‘cugina’ tedesca Brockhaus Enzyklopaedie, che in seguito ai magri risultati di vendita preannunciato l’imminente bandiera bianca. Il caso dell’Encyclopaedia Britannica, pubblicata per la prima volta a Edimburgo nel 1768, è però decisamente emblematico. Si tratta infatti – come orgogliosamente si definisce – della più augusta enciclopedia “continuativamente edita” in linguaggio inglese. Ovvero la lingua franca del mondo contemporaneo. In due parole: se capitola la Britannica, le campane stanno già suonando a morto per tutte le altre. “Sapevamo che prima o poi sarebbe successo”, ha dichiarato al Daily Telegraph il presidente Jorge Cauz. “Le vendite della versione cartacea sono minime ormai da anni”.
Ecco allora che la casa editrice di Chicago che pubblica l’enciclopedia – la Britannica è passata in mani americane già a inizio Novecento – ha optato per l’inevitabile. Detto questo, stando a Cauz la decisione va vista più attraverso il prisma della scelta che quello della necessità. “Wikipedia o Google non c’entrano. Il punto è che oggi vendiamo i prodotti digitali a un grande numero di persone”. Quante? Circa 100 milioni sparse in tutto il mondo, stando ai dati diffusi dalla stessa compagnia – il che equivale all’85% degli introiti generali. La via da percorrere, dunque, l’hanno indicata gli utenti, non dei manager dal cuore algido come un bit. “Secondo me – chiosa Cauz – non è il concetto di copia stampata che ha reso famosa l’Enciclopedia Britannica ma l’idea di accomunare la conoscenza accademica a un procedimento editoriale disegnato per diffondere il sapere”. In questo senso è bene dunque non confondere il mezzo con la sostanza.
L’abbandono della carta – l’ultima edizione disponibile, a un prezzo di 1.395 dollari, sarà quella del 2010 – resta però una sorta di ‘vittoria’ per chi ha puntato sul web fin dal principio. Jimmy Wells, fondatore di Wikipedia, l’aveva detto già nel 2008 a un convegno organizzato presso la grande biblioteca di Alessandria d’Egitto. Se non vuole restare un polveroso ricorso del passato, aveva ammonito Wells, anche la Britannica deve adattarsi e cambiare radicalmente. Il mondo d’altra parte corre ormai alla velocità della fibra ottica. E Cauz lo ha capito in pieno: “un’enciclopedia di carta è obsoleta nel momento in cui viene pubblicata; la nostra versione online è invece aggiornata di continua”.
Se dunque il modello Wikipedia è ormai dominante, l’area dove la Britannica può ancora mettere a segno il colpo del ko è quello dell’autorevolezza. L’enciclopedia conta infatti migliaia di collaboratori – tra cui diversi premi nobel – e uno staff di oltre 100 editor. Un patrimonio che resta vivo e vegeto e accessibile da ogni punto del mondo, in forma integrale, attraverso un abbonamento da 70 dollari l’anno. Gutenberg ne sarebbe stato entusiasta – benché disoccupato.