Il Tribunale Speciale per il Libano rappresenta nel panorama della giustizia penale internazionale un fenomeno unico ed eccezionale. Istituito per fare luce su un reato tecnicamente di natura domestica – vale a dire l’assassinio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri – solleva per la prima volta innanzi a un’istanza giurisdizionale facente capo alle Nazioni Unite la fattispecie di crimine di terrorismo. La peculiarità della sua natura e del suo mandato, insieme al clima politico turbolento in cui si trova a operare, espone inevitabilmente la Corte al centro dell’attenzione internazionale oltreché di forti polemiche.
In attesa di conoscere l’esito del processo, rimangono molte perplessità in merito al funzionamento del TSL. Oltre che dalle difficoltà finanziarie – esso impiega più di trecento persone e assorbe risorse considerevoli e difficilmente reperibili (per metà corrisposte dal Libano) – i lavori del tribunale risultano seriamente compromessi dai continui dissidi interni (ben noti quelli tra il procuratore Daniel Bellemare e il giudice Daniel Fransen) e dalle frequenti dimissioni del personale. Inoltre, i giudici, in gran parte stranieri, sembrano non comprendere fino in fondo le
logiche politiche di un Paese estremamente complesso. Spaccato in due campi politicamente e religiosamente contrastanti, il Libano vive in uno stato di perenne e latente tensione. Da una parte, la comunità sunnita, dall’altra, Hezbollah che mobilita la totalità, o quasi, degli sciiti.
Articolo tratto da Equilibri.net. Articolo completo al link http://www.equilibri.net/nuovo/articolo/libano-un-tribunale-speciale-il-crimine-di-terrorismo
Gabriella Isgrò, Equilibri.net