Sono giorni di grandi manovre e annunci solenni in casa Benetton. La famiglia veneta, custode dell’impero dell’abbigliamento, ha proceduto ad un autentico cambio della guardia affidando il timone del gruppo ad Alessandro, 48 anni, figlio del fondatore Luciano Benetton. Molti gli obiettivi per il futuro, compreso il delisting per consentire alla holding di famiglia di riacquistare l’intero capitale sociale di Benetton Group.
Tra i piani di Ponzano Veneto però, non rientra più (o quasi) il portafoglio sportivo, lo stesso che tra il 1986 e il 2001 permise a Benetton di sfrecciare in Formula Uno con la direzione tecnica di Briatore. Nel frattempo altre esperienze, sport di squadra e successi a volontà. Poi, un anno fa, l’annuncio shock: a partire dal 30 giugno 2012 l’azienda non sarà più proprietaria nè sponsor di Pallacanestro e Volley Treviso. I motivi? “Troppo costoso, spendiamo molto ma i risultati sportivi sono calati. Le nuove leve della famiglia non spingono per lo sport e buttare i soldi non piace a nessuno”. Morale della favola: le squadre non sono più compatibili con la strategia di comunicazione del gruppo industriale.
Attualmente la holding della famiglia Benetton, Edizione Srl, detiene la totalità delle quote di Verde Sport (braccio operativo nello sport), Pallacanestro Treviso SpA, Volley Treviso SpA e Benetton Rugby Treviso Srl. Tra un pugno di settimane però, il marchio “United Colors” scomparirà dalle canotte di basket e quello Sisley dalle divise di pallavolo, mentre rimarrà in evidenza sulle casacche del rugby, “settore in cui ci rinforzeremo”, la promessa di Gilberto Benetton, presidente di Edizione Srl.
Una batosta per lo sport cittadino e i rispettivi movimenti nazionali: basti pensare che negli anni di gestione ‘Verde Sport’ le squadre Benetton hanno messo in bacheca 69 titoli tra scudetti, coppe nazionali ed internazionali. La pallacanestro ha sfornato campioni come Tyus Edney, Andrea Bargnani e Tony Kukoc, oltre agli allenatori Mike D’Antoni ed Ettore Messina. Soddisfazioni anche dalla pallavolo sponsorizzata Sisley: per anni Treviso è stata sul tetto d’Europa guidata da coach come Daniele Bagnoli e Gian Paolo Montali (poi riciclatosi nel calcio), mentre sfilavano fuoriclasse del calibro di Tofoli, Cisolla e Vermiglio.
Nell’ultima stagione il volley si è trasferito a Belluno, onde evitare lo scioglimento della squadra e tagliando il cordone ombelicale con il capoluogo trevigiano dove si chiude un’era sportiva e geografica. Ciliegina sulla torta: il video di commiato e ringraziamento confezionato dai giocatori. Ora iI futuro è nelle mani dell’imprenditoria locale bellunese, tra consorzi e associazioni, anche se l’a.d. del club Pasquale Gravina ammette che “il tempo rimasto per concludere le trattative ormai è agli sgoccioli” e il il rischio concreto è la cessione dei diritti ad un’altra città interessata a giocare in A1.
Da par suo, il basket ha mantenuto radici al PalaVerde di Treviso (costruito a spese dei Benetton): falcidiata da un netto taglio del budget, la squadra naviga oggi in bassa classifica, anche se in occasione dei match di cartello si rivedono fino a 4500 persone sugli spalti. Pure in questo caso l’avvenire è affare complesso: di sicuro c’è il consorzio “Universo Treviso”, aggregatore delle realtà imprenditoriali pronte a scendere in campo. Certo è che alla deadline del disimpegno della famiglia veneta mancano poche settimane: in vista di giugno crescono paura e fibrillazione, insieme alla voglia di ricostruire. Anche se, dopo 30 anni di gloria, il futuro sarà un po’ meno verde. Senza il logo Benetton.
Twitter: @MarcoFattorini