L’identità europea basata sulle ibridazioni culturali. Prima giù nel cyberspazio, poi su fino a riempire spazi pubblici per riconfigurare l’off line. C’è una rivoluzione culturale in corso, partita da internet e da un software libero.
“LPM è stato concepito come luogo di dialogo, confronto e scambio d’idee e d’informazioni fra artisti e appassionati del settore, abituati a conoscersi, incontrarsi, comunicare ed interagire nello spazio “virtuale” della rete”. LPM, Live Performers Meeting, a Roma per tre giorni dal 31 maggio al 3 giugno (dalle 15 alle 4) al Planet Alpheus e al Teatro Valle Occupato. LPM è legato alla rete e ad un’altra cultura della rete, sopravvive e nasce con Internet attorno alla community di Flxer.net“, spiegano gli organizzatori del meeting. Flxer è un software libero e un network di video performers, in cui si possono caricare frammenti di filmati e video i quali vengono poi condivisi, editati e mixati dall’intera comunità di visual artist.
Live cinema: opere dal vivo, un approccio narrativo sperimentale. Video Mapping: per animare i volumi architettonici con proiezioni tridimensionali. Visual generativi: il linguaggio video per l’emancipazione del genere, la visione del corpo e l’identità sessuale sconnessa dagli stereotipi. Digital Freedom: attivismo e bellezza, estetica dei database, il codice come poesia dell’era elettronica e il design dei dati per comunicare e attivare le coscienze, nell’era dell’overload informativo.
Il meeting ospita 600 artisti da 41 nazioni a Roma, è finanziato dall’Unione europea e fa parte del progetto per la cooperazione che porterà il Lpm a svolgere un’edizione a Città del Messico in ottobre. E’ una terra per creativi, in cui la tecnologia e le sperimentazioni si connettono. Quattro giorni per partecipare a workshop e conferenze che spiegano l’uso delle nuove tecnologie e forniscono gli aggiornamenti su nuovi software e hardware in circolazione. La video-danza e il video-teatro. Una esperienza che porta a Roma molto di quello che c’è di più innovativo in Europa e nel mondo, con 150 importanti partner internazionali e nazionali come Telecom, l’Ambasciata di Francia a Roma, il Museo Arte Alameda del Messico, l’Ambasciata del Messico a Roma, e l’Istituto Europeo di Design.
Fino alle quattro del mattino si potranno seguire i live dei video performers e partecipare ai contest per il video mapping, entrare nei panorami sonori e visual dei vj set. “E’ uno spazio dove l’esperienza digitale di un anno intero si traduce nel reale, per quattro giorni, in cui nascono nuove collaborazioni e nuove idee di narrazione – spiegano gli organizzatori – A LPM L’arte, la cultura e la tecnologia sono free e open suorce”.
Forse la colpa più grande dell’evento era di parlare più inglese (“perché è seguito in tutto il mondo”, dicono da LPM) rispetto al “romano” oppure non si spiega molto perché, a circa un mese dall’apertura, il meeting rischiava di saltare.
Il fondatore di LPM e di Linux club Italia, Gianluca Del Gobbo, ha pubblicato una lettera aperta rivolta al Comune di Roma: “A 40 giorni dall’evento, dopo riunioni, email, telefonate, tante promesse ricevute da Aprile 2011, e con l’evento fissato con fatica al Macro da Gennaio 2012, l’Assessore alla Cultura di Roma Capitale Dino Gasperini non solo ci ha negato il contributo ma chiedeva 15.000 euro tramite una società privata per lo spazio, che sommati ad almeno altrettanti soldi per adeguare spazi privi di servizi, appariva ed era un vero e proprio boicottaggio al progetto – si legge nella lettera scritta da Del Gobbo – Queste forme di esercizio del potere non fanno altro che giustificare e valorizzare ulteriormente la legittimità di quegli spazi, come il Teatro Valle Occupato e il Nuovo Cinema Palazzo di Roma, il Teatro Coppola di Catania, Il Teatro Garibaldi Aperto di Palermo, l’Asilo della Conoscenza e della Creatività di Napoli, Macao di Milano che vengono restituiti alle città offrendo la possibilità di condividere le esperienze, scambiare i saperi, le pratiche e dove iniziative culturali vere possono prendere vita”.
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