Avere un blog è una responsabilità verso coloro che hanno scelto di leggerti. Ti aspettano. Attendono con ansia un tuo post, un racconto, una fotografia, un aggiornamento. Un pezzo di me, per quel che mi riguarda. E tradire le iniziative del tuo pubblico, non è cosa buona.
Ma sappiate che ero in vacanza. Riconquistata la mia libertà, grazie ad un foglio di carta timbrato, con tanto di foto e scadenza, ho varcato la soglia straniera e quella della mia immaginazione con una leggerezza addosso tale da farmi perdere l’aereo. Mi sono presentata all’aeroporto di Gatwick alle 16.30 con il gate che chiudeva alle 16.45 e l’aereo che sarebbe decollato alle 17.10. Ma cos’ho nel cervello? Ho forse un jet privato che aspetta me, la mia vaghezza ed i miei capricci? Forse pensavo di viaggiare con le mie ali? Imploro, supero, corro. E alla fine, dopo estenuanti controlli che mi facevano solamente perdere tempo, tanto tempo prezioso, salgo su quell’aereo che sapevo di aver perso. E questa è una splendida notizia perché posso riniziare a sognare i miei giorni Italiani. Giorni….diciamo ore. 12 per la precisione. Poi, come sempre nella mia vita (io non cerco ma trovo) ecco la solita visione paradisiaca. “Ma non è possibile, allora lo fate apposta”: 35 anni, occhiali da sole da surfista, fisicato, giovane, fico. Ma soprattutto, pilota. Mi confronto sulla questione con le mie vicine seppur attempate e alla fine vorremmo solo applaudire. Non all’atterraggio, ma a lui, a quel comandante che sembra appena uscito dal Un Mercoledì da Leoni. E parla anche Italiano con un accento inglese che piu sexy non ce n’è. E mentre parla, sono convinta mi guardi. Succede poi che a fine discorso penso di dire tra me e me “perfetto”. Ma evidentemente le mie labbra si muovono, perché lui, il pilota, ringrazia con lo sguardo. Sti cazzi. Si comincia bene. E quando atterriamo esce a salutarmi. Avrei dovuto fare la splendida, entrare nel cockpit e prenderlo un po’ in giro, magari chiedendo dov’era lo yaw damper. Ma il nostro comandante si sentiva davvero bello-impossibile (se no quando mai avete visto un pilota fare un discorso dal cockpit con la porta aperta voltato verso i passeggeri, specie dopo le leggi anti terrorismo?) e così ho lasciato perdere.
Dissonanze sta per chiudere ed io devo salutare il suo fondatore insieme ad artisti e amici in una serata in sua memoria. Dissonanze per Giorgio. Il primo ad avermi detto ti amo. Il primo ad aver fatto Roma-NY per me. Il primo ad avermi insegnato cos’è una passione vera. La musica. Il suo mondo. La sua vita.
Atterro a Roma alle 21, m’infilo in un bagno pubblico, mi cambio: jeans, top incrociato dietro, decolleté taco 12. Mi copro per salire sul treno, poi su un taxi, poi mi trucco e mi ritrovo catapultata in un mondo che avevo lasciato, dimenticato, messo da parte. Quello delle vodka tonic e della musica che ti entra dentro e ti fa ballare. Precisamente fino alle 7 di mattina. E il tuo tacco 12 neanche lo senti più, i jeans sono diventati la tua seconda pelle, il top non sai di averlo. E poi sei amica di tutti, ami uomini e donne indistintamente, gli vuoi bene, parli e ti presenti a tutti quelli che già sanno chi sei ma tu ti sei dimenticata persino dove vivi, e poi chiudi gli occhi e ti par d’esser sola, allora ti muovi come se fossi Donna Summer in I feel love (vi prego guardatelo, è comunque bello, cliccate su I feel love). Perché effettivamente senti molto amore intorno a te. Soprattutto dopo esser stata introdotta a gran voce dal tuo amico davanti a tante tante persone quando ancora avevi la valigia in mano e non sapevi di esser già li. Soprattutto dopo qualche vodka tonic.
La festa finisce e così anche il mio permesso di soggiorno in Italia. Non posso rimpatriare col documento d’emergenza che mi ha fatto l’Ambasciata Italiana. Mi sento Cinderella con la festa che finisce a mezzanotte…ehm, le 7. Mi fiondo su un treno per Firenze. Sono le 8 di mattina e ancora devo dormire. Ma reggo alla grande. Mi metto le All Star e ripongo le mie tacco 12 nella borsa. Passa il controllore. Ah caspita. Ma io ricordo di aver fatto un biglietto una volta (quando ero lucida).E mo’ n’do sta? Boh. “Biglietto prego“. “Ehm, si. Dunque. Vede la mia è una storia lunga e sfortunata (meglio partir tragiche e abbassare le aspettative dell’interlocutore ai massimi). Mi hanno rubato tutti i documenti (ecco la tragedia) e così ho un permesso speciale dell’Ambasciata Italiana (qua invece voglio colpirlo) che mi ha fatta rientrare apposta (sottolineo APPOSTA) in Italia per andare a rifarmi tutti i documenti. Quindi sto andando a Firenze ma il biglietto non ce l’ho (buttata li). Cioè ce l’ho ma non con me (che suona meglio)”. Controllore: “Beh, mi dia almeno il codice PNR” e io “che sarebbe….” (e mi viene in mente James Bond doppiato da Paolino in livornese, la scena della macchina “Benvenuti all’ipercoop” vi prego guardate anche questo). “Signora, vede, lei NON può viaggiare senza biglietto, mi dica il numero del posto almeno” io: “carrozza 5” rispondo prontamente.“Bene, e il posto?” che faccio, tiro a caso almeno si vede che m’impegno? “52”. E poi la verità “Ci sarebbe un particolare che ho dimenticato…(minimizzando…)” e lui “quale” …..io: “ (intanto sei brutto come la morte e puzzi anche un bel po’ per esser le 8 di mattina) il treno che dovevo prendere era alle 6.45 ma vede, non sono riuscita a prenderlo perché….(ero sul cubo a ballare con una sigaretta in una mano e la terza vodka tonic nell’altra?)….perché la sveglia non ha suonato“. È furioso “Signora qui NON siamo a scuola che la sveglia non suona e lei arriva in ritardo (ah no?) , se fa un biglietto per un treno delle 6.45 lei DEVE prenderlo e se non ce la fa, lei DEVE cambiare la prenotazione. E comunque lei DEVE viaggiare col suo biglietto sempre con se, qua sono €200 di multa”. Quanti DEVE che c’ha messo, accipicchia. Comunque, eh no che cavolo. Attacco “Ma possibile che in Italia ANCORA non abbiate un sistema informatico per cui lei possa vedere che io il biglietto l’HO acquistato? e comunque, per sua informazione, se prendo il treno dopo sarebbero €8 di multa secondo il vostro codice e non €200. Ma se si vuole accanire contro di me che m’hanno appena rubato tutto, tutti i documenti, e che sono costretta a viaggiare con QUESTO….(e sfoggio il documento provvisorio che fa molto effetto)”:
DOCUMENTO D’EMERGENZA. Firmato, Ambasciata Italiana, l’Ambasciatore Serbelloni Mazzanti Viendalmare.Tié.
Proseguo il viaggio senza tirare fuori una lira, e arrivo a destinazione. Ore 10: taxi verso i carabinieri. Denuncia. Ore 10.30: taxi per l’anagrafe, carta d’identità. Ore 11: ho fatto. Ho di nuovo un’identità.
Sono fortunata o l’Italia ha ripreso a funzionare? Non importa, sono nuovamente libera, e posso rientrare a Londra dove c’è il sole e ci sono 22 gradi che mi aspettano. Sono felice. Felice di esser tornata a casa e trovare l’estate, felice di potermi vestire così, felice di occuparmi di me e della mia vita. Felice di vivere. Peace and love. Alé.
io oggi ero vestita così