L’arrivo avviene con 20 minuti di anticipo. Mi sento in Norvegia più che in Sicilia. Accolgo quindi la notizia dataci dal comandante dell’aereo che come logo ha un’arpa celtica, con gioia. Dall’aeroporto all’hotel, mi organizzo con un pullman che improvvisa una fermata appositamente per me. Mi chiedo “Vorrà qualcosa in cambio?”. La mia mentalità qui, a Palermo, cambia. Guardo tutti con sospetto, scorgendo un potenziale mafioso in ognuno di loro. Autista compreso. Nel tragitto, attraverso Capaci e il punto dell’esplosione datata 23 maggio 1992. Capisco di trovarmi in terra storica, inquieta, con un tessuto sociale complicato e malato di cui far parte è cosa proibita ai non indigeni. Ho amici magistrati qui e mi faccio spiegare poche cose rilevanti ad accelerare il processo di comprensione di questa città e della sua storia.
Il mio albergo è in pieno centro e ci arrivo la sera verso le 11. Generalmente stanza 405 significa 4° piano. Qui invece, il piano è il 5°. Faccio su e giù in ascensore finché non comprendo la strana associazione camera-piano. La mattina mi sveglio con calma, vado a fare prima colazione in una pasticceria lì dietro. Una signora ha un vestito che mi piace tantissimo, con delle stampe simili a quelle che ha la gonna che ho scelto di indossare oggi. Mi avvicino a lei e le faccio notare la casualità. E’ un’attrice. Ca va sans dire che diventiamo amiche e ci raccontiamo le nostre storie. La meta della mia mattinata è l’orto botanico, consigliatomi da mio padre. Durante il mio percorso, mi chiama un’amica che abita a Palermo che non vedo da diversi anni e così il mio primo stop è da lei a salutarla. Ci sono per caso degli altri amici fiorentini. La coincidenza. I social network. Esco e vado alla meta decisa. E’ caldo. Per una volta comprendo le americane ignoranti che si buttano nelle fontane italiane soffocate dal caldo e faccio lo stesso, da sola, all’orto botanico. Una passeggiata in Africa tra cactus e baobab. La pace, l’ombra, la storia, la vegetazione, i profumi. Mi sembra di leggere un libro meraviglioso, a colori e odori. Il calendario dei lavori prevede il ritrovo alle 16 nel quartiere di Ballarò: ho tempo. Mangio con l’amico magistrato in una trattoria di pesce squisita: polpette di pesce spada alla menta. I sapori sono ovunque. Girando in motorino per la città, ammiro i continui contrasti architettonici e culturali che rispecchiano una storia che ha saputo integrare, una volta, differenze culturali enormi. Arrivo al mio appuntamento con un’ora di anticipo, giusto il tempo per scrivere queste mie prime 15 ore sicule.
28 Giugno 2012