FailcaffèEssere di sinistra, oggi

Da qualche tempo ormai inizio a chiedermi se posso ancora definirmi una persona di sinistra. Quando sento parlare qualche dirigente, la maggior parte delle volte mi sembra stia dicendo baggianate i...

Da qualche tempo ormai inizio a chiedermi se posso ancora definirmi una persona di sinistra.

Quando sento parlare qualche dirigente, la maggior parte delle volte mi sembra stia dicendo baggianate intrise di populismo, e, più l’interlocutore è “a sinistra”, più la tendenza mi sembra evidente.
Per non parlare del mondo 2.0 (la politica ai tempi di Facebook), dove leggo dirigenti locali avventurarsi in programmi elettorali degni di un fantasy di Tolkien.

In tempi di crisi, con l’economia a farla da padrona, il classico tridente d’attacco è composto da lotta all’evasione, patrimoniale e tobin tax, ottimi temi per la campagna elettorale, ma destinati a tradursi in un sostanziale fallimento di governo:

  • Evasione fiscale: su questo punto, ovviamente, non c’è da discutere, ma ho sentito la lotta all’evasione come rimedio per qualsiasi problema presenti il nostro Paese, dalla scuola, alle pensioni, passando per la sanità pubblica e per un massiccio piano di opere pubbliche (salvo poi ricredersi e non volerle, vedi TAV), a questo punto qualche spicciolo per l’idraulico che mi sistemi il rubinetto che perde, no? La lotta all’evasione è sacrosanta, ma non la si può spacciare come panacea di tutti i mali, altrimenti si è scorretti e in mala fede.
  • Patrimoniale: non si propone, si fa, altrimenti chi ha ricchezze da far sparire, annusa l’aria, e fila via, con spiacevole corollario annesso, ovvero che a pagare, alla fine, siano sempre e soltanto gli stessi. Da noi se ne parla già da un paio d’anni, stai a vedere che …
  • Tobin tax: giustissima in linea di principio, ma, messa in atto, comporterebbe solo una massiccia fuga di capitali, tanto più che, al giorno d’oggi, basta un click per effettuare un’operazione da Ulan Bator piuttosto che da Roma. Una tassa sulle rendite finanziarie avrebbe senso solo se a livello europeo, e, per non prendere in giro la gente, si dovrebbe dire che le possibilità di istituirla sono pressoché nulle, posto che Londra non sarà mai favorevole (altrimenti in poco tempo non sarebbe più il più grande centro finanziario al mondo).

Ma altri esempi non mancano: rinuncia agli Eurofighter (qui un commento non pressapochista), eliminazione della riforma Fornero, reddito minimo di cittadinanza, posto fisso per tutti, vasto programma di opere pubbliche.

Io condivido in toto la ratio delle proposte, per carità, ma una domanda mi sorge spontanea: e i soldi? Domanda più che legittima, considerando che ora stiamo pagando le conseguenze per aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità negli ultimi trent’anni.

Ciò di cui credo avremmo bisogno, a sinistra, è, invece, una politica non demagogica, quindi di un paio di scelte nette e consapevoli, che guardino ad un orizzonte temporale più lungo di qualche anno.

Una seria politica sull’immigrazione: la popolazione invecchia ed il numero di stranieri aumenta costantemente. Dobbiamo prendere una decisione: ci chiudiamo a riccio o ci poniamo il problema dell’integrazione. Come?

Non è ulteriormente procrastinabile l’attribuzione del diritto di voto, attivo e passivo, accompagnata però da un minore buonismo per le violazioni del vivere civile che possiamo osservare tutti i giorni: le regole valgono per tutti! (ricordando che un’accanita lotta alla mafia, a New York, l’ha fatta Rudolph Giuliani, immigrato di seconda generazione).

Negli ultimi dieci anni, inoltre, le dinamiche di produzione e consumo sono state rivoluzionate, nel bene e nel male, dalla globalizzazione; può un piccolo paese come il nostro competere con i giganti asiatici, o con gli Stati Uniti? No, ma siamo nell’Unione Europea, che, se fosse un’unione politica, reciterebbe un ruolo di primaria importanza nello “scacchiere” mondiale.

Certo, l’unione politica europea non è un processo semplice, implica importanti cessioni di sovranità, superamento di barriere, uniformità di leggi, diritti e doveri (a partire dal mercato del lavoro e dai diritti civili), ma mi pare l’unica via d’uscita dalla crisi attuale.

Se, invece, un becero populismo è la risposta della sinistra, e della politica in generale, a me viene solo voglia di un bravo amministratore di condominio, a condizione che non mi prenda in giro anche lui.

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