Secondo un simpatico detto popolare i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano mentre gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano. Di certo qui dei tedeschi si stima la civiltà con la quale Joachim Loew ha riconosciuto la superiorità della nostra Nazionale e di quella parte della stampa crucca che oggi tributa onori agli Azzurri. E si ama, profondamente, la teutonica passione viscerale per la Heimat, la casa, ma anche la terra natia.
In altre parole: cari tedeschi, noi italiani vi stimiamo molto e vi amiamo pure. Dovete ammetterlo, quant’è vero che voi amate la vostra Heimat, tanto è diventata un’abitudine per noi agevolarvi nel riabbracciarla al più presto. Per potere intonare gli immortali versi del vostro Hoffmann von Fallersleben, poeta del tardo Settecento di cui si ricordano soprattutto le parole del vostro inno nazionale (Deutschland Deutschland über alles…).
Ecco, cari tedeschi, noi italiani amiamo sapervi felici. Pertanto, vi sia di buon auspicio questa strofa dal componimento “Wie freu’ ich mich der Sommerwonne” (un canto dedicato alla voluttà dell’estate trascorsa sulle patrie sponde):
Kein Sehnen zieht mich in die Ferne,
Kein Hoffen lohnet mich mit Schmerz;
Da wo ich bin, da bin ich gerne,
Denn meine Heimat ist mein Herz.
Nessun anelito mi fa prendere il largo,
Nessuno sperare mi ripaga con dolore;
Là dove sto, sto volentieri
perché la mia casa è il mio cuore.
Un bel contrappunto in un melodioso tedesco (per inciso, dev’essere una lingua bellissima a dispetto dell’odioso luogo comune Sturmtruppen) a questo calcio global in cui tutte le tifoserie cantano la stessa canzone (po-po-po-popopo detta anche Seven Nation Army dei The White Stripes) che comunque è meglio delle vuvuzelas.