Media e PotereLa storia della Loft, il salotto buono dell’ICT

Ho conosciuto Paolo Conti tanti anni fa: lui era un giornalista e io dovevo organizzare il suo viaggio stampa a Bangaloore. Era il mio primo lavoro dopo la laurea. Avevo il suo passaporto e sono ...

Ho conosciuto Paolo Conti tanti anni fa: lui era un giornalista e io dovevo organizzare il suo viaggio stampa a Bangaloore. Era il mio primo lavoro dopo la laurea. Avevo il suo passaporto e sono andata in Via Larga a Milano a far mettere un timbro per l’India. Ci siamo reincontrati dopo qualche anno, quando io ero una giornalista e una pr freelance e lui un imprenditore che aveva bisogno di lanciare il suo libro.

Ma laLoft Media Publishing era molto di più e così mi sono trovata a mettere il naso nell’Internet of Things, nell’Rfid, nella Nfc, e in tutta quell’innovazione tecnologica al servizio del consumatore che ogni giorno le sue testate raccontano, scoprono, spiegano ai suoi lettori. I nostri percorsi professionali si sono separati di nuovo ma io sono tornata da lui per chiedergli di raccontarci la sua storia, perchè la Loft – un ibrido tra una casa editrice, un’agenzia di pubblicità e un laboratorio di comunicazione crossmediale – è un bell’esempio di giovane impresa nata dal suo genio imprenditoriale e sempre in evoluzione.

Paolo, a 44 anni, 20 dei quali passati a consumare le scarpe del giornalista, che cosa ti ha spinto a fare, tre anni fa, il grande salto e diventare imprenditore? “Nella mia vita ho fatto e visto talmente tante cose da vedere nella creazione di un’agenzia creativa la migliore sintesi possibile. Oggi il mercato ha la necessità di usare un mondo che racconta le storie del domani – quello dei social media – in modo non scontato, per ottenere risultati migliori di quelli che si ottengono con le pr tradizionali e a costi inferiori. Io faccio così: sperimento i nuovi media sui miei prodotti e, se funzionano, li propongo anche ai miei clienti. E sta funzionando.

Sei partito chiedendo aiuto, finanziamenti o altro, a qualcuno? No, siamo partiti con zero euro e sino ad oggi non li ho mai cercati per via della mia forma mentis. Ma non è escluso che lo faccia in futuro. Mi piacerebbe invece cercare un ente privato il più possibile super partes e non legato alla cosa pubblica per coinvolgerlo in un progetto concreto. Google, Paypal… Però mi rendo conto che non è la strada più semplice, com’è invece partecipare a un bando con un progetto ben strutturato.

Prima hai detto ‘siamo partiti con zero euro’. Se parli al plurale vorrà pur dire che c’è qualcuno che ti ha aiutato in altri modi in questa impresa. Sì. Tre persone, due delle quali continuano a farlo, in modo del tutto diversi. La prima mi affianca nel lavoro di tutti i giorni. La seconda mi aiuta sul piano strategico. Ed è stato fondamentale trovare nel corso del tempo persone che hanno creduto in me e nel mio progetto.

E’ tutto bellissimo… ma qualche intoppo ce l’avrete avuto anche voi, no. Beh innanzitutto per andare avanti ho dovuto capire la distinzione fondamentale tra essere freelance e CEO di una Srl: la seconda richiede uno spirito di sacrificio che non immaginavo all’inizio del percorso. Mettici poi la crisi, che ha ridotto i budget di marketing dei nostri clienti, che sono le entrate che ci consentono di lavorare. Questo ci ha frenati, ma ha anche prodotto un effetto positivo su di me, trasformandomi in un vero CEO, ovvero in un imprenditore che si lancia in un’impresa nuova solo se ha il denaro per farlo.
Quindi cos’hai fatto? Ho ristrutturato l’azienda e le mie ambizioni personali, dedicando maggior attenzione ai costi e focalizzandomi sul fatturato. Quanto al resto, vedremo… 🙂

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