La scuola in questi giorni è tutta un fermento. Non solo per le ultime interrogazioni salva-promozione o salva-materia, ma per tutte le attività da concludersi entro due giorni. Ormai manca davvero poco e gli studenti lo sanno e la sentono fresca fresca sulla pelle questa sensazione frizzante di libertà e di liberazione. E così oltre a chiederti in continuazione: “ Prof, ma venerdì facciamo una festa”, “Prof, possiamo portare le patatine e la radio, venerdì lei non vorrà mica ancora interrogare, vero?”, e ogni scusa è buona per continuare a crogiolarsi nei loro banchi. E dunque perché non organizzare un pranzo a scuola proprio durante le ore scolastiche?
E così, previa autorizzazione del dirigente scolastico, e spiattellamenti vari delle mamme, nelle aule mensa o nelle aule dei laboratori ci scappa sempre un mega pranzo conviviale di classe. È un modo per stare insieme in modo diverso, è un modo per insegnare anche loro a stare insieme. Il problema è che saltano in aria i parametri insegnati nel educativo di educazione alimentare, che nel corso dell’anno si è soliti fare nelle classi delle scuole medie. Perché le mamme ci sanno davvero fare e lo fanno con amore, si vede. Così se il pranzo è ben organizzato non ci sono piatti che si ripetono, ma sui banchi scolastici arrivano le prelibatezze regionali del nostro paese, se su base etnica, poi, non possono mancare le migliori tradizioni dei paesi arabi e non. C’è di tutto è di più, melius abundare, dicevamo appunto. Ce n’è così tanto che anche segretari, bidelli e colleghi di altre sezioni possono assaggiare e pranzare.
Dopo un prelibatissimo antipasto all’italiana (pizzettine, panelle, olive ascolane, focaccine salate miste a verdure di stagione) e primi e secondi di lasagne, polpette, frittatine di spaghetti fatti in casa, ecco che prepotente, vistoso e coloratissimo si affaccia ai miei occhi un mega piatto di cous cous, preparata da una sapiente mano di madre araba. Non ci vedo più dalla fame, anche se sono già pienissima, mi ci fiondo come se fosse l’ultimo cibo rimasto sulla terra. La mia bimba in pancia apprezza tantissimo, perché lei non lo sa, ma a me ricorda il mini-viaggio di nozze fatto a San Vito Lo Capo prima che fosse generata, ma il ricordo di quella prelibatezza è in me indelebile. Il piccolo essere che sta crescendo dentro di me non può essere che felice per riflessa felicità materna.
Peccato che il cous cous venga snobbato dalla maggior parte degli studenti, strafogati come sono di pizzettine, coca cola e lasagne. Ma l’abbondanza di quel piatto è una gioia per gli occhi e per lo stomaco. Perfettamente condito, con delle verdure e carne gustosissime, manca quel po’ di zuppetta che a scuola sarebbe stato comodo servire, non si è mica al ristorante, in fondo!! Servito in un piatto di portata di stile arabo, tutti noi adulti applaudiamo lo studente straniero porgendo infiniti ringraziamenti da riportare alla madre.
Soddisfatta più di questo piatto arabo che dei dolcetti italiani che vengono distribuiti dopo, salgo in sala professori e mi accingo a rimettere mano alle medie degli alunni. Mi passo la mano sulla coscienza e scrupolosamente rivedo le medie. Alcuni non si salveranno proprio, ad altri darò il giusto, ad altri per il loro impegno quel mezzo voto in più se lo meritano. Melius abundare quam deficere, anche in questo caso. Ma sarà tutto merito degli studenti o una prof soddisfatta e con la pancia piena “valuta” meglio e concede qualche sgarro alla matematica? Credo che il cous cous oggi abbia fatto la sua onorevole parte.
W l’integrazione scolastica!