Sempre ironici questi giapponesi.
Sfoglio il “Financial Times” e, nella pagina delle lettere, un titolo richiama la mia attenzione: “Le vacanze non sono buone per il Giappone”. Periodicamente ritorna la questione delle vacanze. L’ho vissuta e la vivo ancora sulla mia pelle, ma niente in confronto ai giapponesi che lavorano in patria. Sono pur sempre una straniera a casa sua e, finita la gavetta, posso puntare l’indice sul mio contratto e dire che ho diritto alle ferie che spettano ai giornalisti italiani. Al dunque non posso lamentarmi, però è un argomento difficile da affrontare.
All’inizio del mio lavoro qui sono rimasta scottata in ben due occasioni.
1. Il mio compagno è stato invitato a Tokyo. Voglio prendermi una settimana per andare anch’io. La chiedo al capo. Ecco la sua risposta: “Va bene, te la concedo (qui siamo nel territorio delle dispense ecclesiastiche più che in quello dei diritti dei lavoratori, ndR), ma solo perché vai in Giappone. Se mi avessi chiesto dei giorni per andare, che so, in Turchia, ti avrei detto di no”. Ah beh, comprensibile.
2. Prima del G8 dell’Aquila del 2009. Siamo in macchina diretti a L’Aquila, mancano alcuni giorni prima del G8, oso accennare al fatto che vorrei prendermi delle ferie a luglio, subito dopo la fine dell’evento. Il capo mi risponde gelido, labbra serrate, senza guardarmi. Tempo qualche giorno e mi sibila violento: “Non devi mai più parlarmi di ferie prima di un evento importante. Tanto più che io non ti ho parlato delle mie”. Per la serie le ferie del capo vengono sempre prima.
Tornando alla lettera sul quotidiano economico in lingua inglese, il professore si lamenta delle troppe vacanze: un tempo, racconta nostalgico, nel Giappone post-bellico i giapponesi avevano circa una settimana di ferie in tutto l’anno (mi pare di ricordare che scriva il numero esatto di 8 giorni). Adesso, sommando varie ed eventuali, si arriva a 20. Il professore depreca soprattutto il fatto che a inizio maggio esista la cosiddetta Golden week, ovvero 3, dico 3, giorni consecutivi di vacanza (3,4 e 5 maggio): una vera disgrazia per le attività di insegnamento.
Tutti i corrispondenti che si sono avvicendati fino a oggi si sono lamentati delle scarse vacanze di cui possono godere. Perché sarà anche vero che il totale ammesso è di circa 20 giorni, ma la prassi è poi quella di non chiedere ferie. E i sindacati?, potreste chiedervi. Per quel che ne so io, sono ininfluenti, spesso osteggiati persino dai lavoratori. Ecco il motivo per cui i giapponesi si sfiancano con quelle furibonde settimane rimpinzate di tappe forzate e di scadenze serratissime. Magari hanno aspettato anni e anni per farsi il viaggio in Italia e finalmente possono concedersi ben una settimana per visitare le città più importanti del paese. Il tour tipo prevede: Roma, Firenze, Venezia, Milano. Soste veloci, camminata rapida e in coppia, cappellini a proteggere dal sole e foto da mostrare ad amici e colleghi invidiosi al ritorno.
A quel punto non è più salutare e rigenerante una settimana al mare?