E’ iniziata la mia 24 ore col prete giamaicano. Mi spiego: Father Howard, da Londra, e ancor prima dalla Giamaica, è venuto a trovarci (peccato che mio marito sia partito) in Toscana. Aveva un matrimonio da celebrare, dice. E così, con mio marito, decidiamo di ospitarlo per qualche giorno. Sempre pensando di riuscire a piazzare Viola nella scuola pubblica della Chiesa di cui Father Howard è parroco. Ma sì dai, che vuoi che sia. Lo invitai quando stavo a Londra, sotto la pioggia incessante, e pur di parlare del sole e del bel paese, avrei fatto qualsiasi cosa. Compresa questa. Che per portarla a termine c’ho messo in mezzo tutta la famiglia, il priore e qualche sacerdote qua e là.
L’appuntamento era previsto per stamani mattina al Chiostro di Sant’Agostino di San Gimignano. Per prendere due piccioni con una fava, prenoto una stanza per me e Ponzi la sera prima. Mai ci fu occasione migliore per una serata romantica fuggendo dalle urla di figli e nipoti lasciati al mare con nonni, genitori, zii, cugini, fratelli, cognati. Il viaggio è per la via volterrana, ci avvolge un silenzio a cui non siamo più abituati ed è piacevole. Arrivati a San Gimignano, la sensazione è quella di stare dentro un cartone animato. Non so spiegarvi esattamente il perché, ma è tutto così piccolo e surreale che non sembra vero. Il borgo sembra un giocattolino, forse perché vedo orde di turisti che lo vivono in uno stato di estasi assoluta: per capirsi, occhi al cielo e bocche spalancate.
Giriamo liberi per le strade, mangiamo in una trattoria accanto a dei francesi, prendiamo un gelato che sembra essere il migliore del paese tante sono le foto dei premi vinti qua e là, e poi ci abbandoniamo ad un sonno riposante e necessario nella camera al secondo ed ultimo piano dell’albergo con vista sulla campagna sconfinata ed immune dagli scempi urbanistici. Dormo con le finestre spalancate perché mi piace sentire l’aria fresca col buio; ho persino il ricordo di essermi svegliata in mezzo alla notte e, guardando fuori dalla camera, di aver scorto la luna con una stella accanto, proprio come nella bandiera turca. Non so se sia mai successo, ma mi piace ricordarmelo. La mattina la prima colazione è servita al primo piano su un giardino pensile. Una volta usciti, mi fermo al primo bar nella piazza per abituarmi al paese e guardarlo con occhi nuovi: la piazza appunto, le persone ognuna col suo intento, percorso e pensiero, il giornale ed un caffé. Ecco, sono pronta. Chiostro di Sant’Agostino.
Incontriamo Father Howard e con lui assistiamo alla messa in inglese: ho qualche reminiscenza di preghiere in lingua anglosassone e canti in latino: sfoggio tutto il mio scibile, saluto, in ginocchio e via, verso Siena. A magnà, perché io a quel punto, non ci vedo più dalla fame. Guido i due uomini verso una trattoria ed una volta seduti imbastiamo conversazioni teologiche di tutto rispetto. Ma secondo me a Father Howard non gliene pò fregà de meno. Poi, infatti, una telefonata sul mio cellulare. E’ per lui. Un uomo con voce aggraziata. Glielo passo. Parlano, ridono, si salutano, me lo ripassa. Ma che c’avranno da ride’ questi due. Quindi, come se fosse logico, lo invito a cena. E anche a dormire. Ma perché non mi faccio mai i fatti miei? Vabeh dai Allegra, era simpatico, è un suo amico, sei solo stata gentile. No che non sono stata gentile, sono stata estremamente gentile, che bisogno c’era di essere COSI’ gentile? e ora cosa gli dico ai miei suoceri che in casa non solo c’è il prete giamaicano, ma anche l’amico, giamaicano anche lui, e in più Ponzi che se ne torna a Londra? Dettagli Allegra, dettagli, non dire nulla, Ponzi è a fare un bancomat, non c’è bisogno di dire nulla a nessuno, tu vai avanti per la tua strada e poi vedrai che tutto andrà benissimo. Benissimo. Almeno i due si terranno compagnia. Ecco, appunto.
Dalla trattoria al Duomo di Siena vorrei una lettiga. Caffé – vino bianco-pici-al-ragout: 0-1. Voglio.Solo.Dormire. E invece no: Duomo dentro, Duomo fuori, Donatello, pulpito, Facciatone, Cripta (che poi cripta non è, ma allora che lo scrivete a fare, tanto per renderci tutti più ignoranti e confonderci le idee?), battistero. La mia spiritualità è ai massimi registrati. Ho inchini, acqua santa e santini da vendere. Rinunci a Satana? No, è lui che rinuncia a me. Sono diventata Santa. Le mie reliquie saranno esposte qui, insieme al braccio di San Giovanni (ma che schifo, c’era davvero, la religione è troppo pulp e splatter per me). Quadri e trittici ovunque, l’arte sacra: la pubblicità della religione. Alle 5 decidiamo che è giunta l’ora della nostra morte amen, no, che dico, del rientro. Fine, stop, basta, in macchina e tutti verso la campagna dove i suoceri sono venuti ad assistermi perché-li-ho-pregati-in-ginocchio-che-non-mi-lasciassero-sola. Io crollo in macchina e mi sveglio solo perché mi sento russare. Dolce, come sempre. Father Howard idem. Ponzi anche. No, Ponzi guidava. Arriviamo a casa e l’aria è fresca, meravigliosa, ci rimette tutti in sesto tanto che si apre un’altra bottiglia di vino e con qualche bocconcino di pecorino e pane toscano, mandiamo giù l’ennesimo bicerin de vin.
Accompagno Ponzi a Pisa (merda) a prendere l’aereo e sintonizzata sulla mitica Controradio, me ne torno in campagna dove trovo Father Howard e mio suocero. Chiudo casa, prendo la macchina ed andiamo a mangiare fuori. Pici all’anatra e tiramisu per tutti. Daje. La serata sta terminando ma il pensiero è già rivolto a domani quando il priore di santo qui e santo là mi attende per varie visite guidate, mosso da mia suocera, una potenza nel campo, e a mia nonna, alla quale ho promesso un caffé. Col prete giamaicano. Che lei poi farà la battuta tipo il nano su Obama: “Father Howard, ma lo sa che lei è proprio bello e abbronzato?”. Ecco, a quel punto sarò veramente felice di avere questo blog per potervelo raccontare.