Roberta mi chiede come mi pongo di fronte alle persone che mi leggono e che mi conoscono. La domanda è interessante. La mia risposta, temo, deludente. Me ne frego, tout court, cara Roberta. Mi dispiace non essere più interessante di così. Sono una persona che nella vita si fa poche paranoie su come si è o su come si appare. Forse non ci penso. Forse sono così sicura che mi sento di andare bene. Oppure, più probabile, se ti vado bene, bene, se ti vado male, bene ugualmente. Ci saranno sempre persone a cui non piacerò, che penseranno che io sia profondamente stupida, leggera, superficiale, noiosa. Ma ci sarà anche un 50% che penserà il contrario? I numeri parlano. Più di 2.000 lettori in meno di 6 mesi. Non so se questo è quello che voglio nel mio futuro. Non so se vorrò riconoscermi un giorno con i miei posts del calibro “Tom Cruise and me”. Non me lo chiedo. Faccio quel che mi va. Infondo oggi chi non ha un blog? E che senso avrebbe avere un blog dove non racconti ciò che pensi? Bada che il tuo pubblico se ne accorge. Così io scrivo. Non riesco proprio a farne a meno. Non mi riesce neanche celarmi dietro chissà quale personaggio. Pensare che questo blog lo legge mio marito, mia suocera, mio padre: persone che, per ciò che a volte scrivo, potrebbero anche avere qualcosa da ridire. Ma faccio talmente tutto con una facilità disarmante che si evince il buon intento: liberarsi, comunicare, raccontare, ironizzare. Se pensassi a chi mi legge e a cosa pensa di me, probabilmente sarei bloccata. Ma questo succede anche nella vita, non solo negli scritti. Forse l’ottimismo mi aiuta: anziché vedere in negativo, vedo sempre in postivo. Quindi non credo che qualcuno possa criticarmi, bensì che possa complimentarsi con me. E questo mi da sempre speranza. Poi c’è sempre l’idea di dare un messaggio, una morale. E anche l’incoscienza e l’inconsapevolezza giocano il loro ruolo: il 19 gennaio 2012, giorno del mio compleanno peraltro, quando mi sono seduta a tavolino, in un bar di Londra, con Linkiesta che mi chiedeva suddetto blog, mica avrei mai pensato di raggiungere questi numeri. Semplicemente scrivevo. A chi poi, non si sa. Stare lontana mi ha aiutata. Meno barriere. Avevo bisogno di raccontare e di sentirmi vicina a tutti. Infine, forse, il mio è proprio uno stile. Di vita e di scritti. Libera, spero, fino infondo. Chi mi conosce, dice che sono proprio così e che a leggermi, gli sembra di sentirmi parlare. Questa, per me, è la cosa più bella perché si chiama coerenza. Oppure si chiama Allegra.
14 Luglio 2012