I ragazzi della mia generazione, se dovessero pensare allo stereotipo del cellulare, sicuramente immaginerebbero il Nokia 3310, un modello compatto, con poche funzioni ma estremamente performante, con una leggendaria durata di batteria e un’ottima efficacia nella comunicazione telefonica.
Alcuni anni fa si favoleggiavano storie sulla sua indistruttibilità anche al seguito di rocambolesche cadute.
Come dimenticare poi i celebri Snakes e Space Impact, due giochi che hanno accompagnato le giornate di milioni di giovani.
Talvolta, con un velo di malinconia, alle prese con i fragilissimi display degli smartphone, con la breve durata della batteria e con i sistemi spesso in tilt, rimpiangiamo la funzionalità del 3310.
Solo qualche anno fa nessuno si sarebbe immaginato che aziende come Microsoft, Apple o addirittura Google potessero produrre cellulari.
Nokia era leader del mercato, seguita da Sony Ericsson e Motorola. L’informatica era un altro settore, con regole e aziende diverse.
Ora i due mondi si sono fusi, per la precisione l’informatica è entrata prepotentemente nel mercato dei cellulari creando prodotti, gli smartphone, che assomigliano sempre di più a mini computer portatili con requisiti di sistema sempre più performanti e connessioni al web rapidissime.
Le grandi aziende di cellulari si sono trovate così da un momento all’altro a dover correre ai ripari per non perdere importanti quote di mercato, non sempre però sono riuscite a riconvertirsi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
La storia di Nokia in questo caso è emblematica. Leggo su Fanpage un interessante articolo: “Nokia, la caduta di un impero” in cui si sintetizza la parabola discendente della grande azienda finlandese frutto di scelte sbagliate, soprattutto per quel che riguarda la decisione di continuare a investire su telefoni di vecchia generazione senza puntare sugli smartphone.
Quando i dirigenti della Nokia si sono accorti del loro errore strategico era troppo tardi. Di qui l’accordo con Microsoft per produrre un telefono dotato di sistema Windows 8 ma con risultati molto al di sotto di quelli sperati e auspicati.
Così l’ultimo annuncio che ha portato al licenziamento di 10.000 dipendenti e alla chiusura di uno stabilimento produttivo in Finlandia e di due impianti in Germania e Canada.
Nell’articolo si riassumono i motivi che hanno portato a questa situazione dove Nokia occupa una fetta di mercato pari al 15% tra le aziende che adottano un sistema diverso da Ios (Apple) o Android:
“la casa finlandese ha inspiegabilmente rinunciato alla corsa degli smartphone, continuando a mettere sul mercato modelli dotati di un sistema operativo che cominciava ad apparire sempre più obsoleto – e continua – quando poi l’invasione degli smartphone ha cominciato a lambire anche i confini della clientela più tradizionalista, con modelli sempre più economici ed accessibili, ha finalmente iniziato a comprendere che la rinuncia a quel settore significava la scomparsa totale nel giro di pochissimo tempo.”
Quale sarà il futuro della Nokia?
“In questo clima assai oscuro entra in scena anche Samsung e le recenti voci di un suo interesse verso un’acquisizione del gruppo finlandese (girano anche cifre, si parla di 15 miliardi di dollari) ma le recenti smentite del gigante sudcoreano non fanno altro che procrastinare uno scenario, quello della (s)vendita, che ormai appare sempre più inevitabile.”
L’esperienza di Nokia è sintomatica di come il mercato del lavoro, soprattutto per quel che riguarda le aziende che si occupano di prodotti tecnologici, sia in continuo mutamento e di come chi non è in grado di aggiornarsi sia destinato a scomparire.
Nokia può essere la metafora della società moderna, una società interattiva, mobile, in continuo e profondo mutamento dove neanche i poteri forti e le multinazionali se non si aggiornano possono mantenere il loro valore e potenziale.
L’insegnamento, leggendo di esperienze come quella del gigante finlandese, è sempre lo stesso. Ottiene ottimi risultati chi rimane al passo con i tempi e chi investe in innovazione, tra le aziende private così come negli apparati statali o nella pubblica amministrazione. Il futuro va in questa direzione si tratta non solo di assecondarlo ma di saperne cogliere tutte le potenzialità e sfruttarle al meglio.
Francesco Giubilei
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