Tre metri e poco più, per nove metri e 15 centimetri: ventisette, quasi ventotto, metri quadrati di spazio abitabile.
Queste in cifre l’obiettivo del sindaco di New York, Michale Bloomberg che con il programma denominato adAPT NYC Competition, si pone l’obiettivo di realizzare un intero edificio di “micro appartamenti” nella zona di Kips Bay, nella parte sud orientale di Midtown Manhattan, a nord dell’East Village.
Micro-appartamenti sì, ma accoglienti, comodi e intimi, dotati di bagno e cucina, zona letto e zona pranzo. Vedere per credere.
Certo la residenza di Bloomberg, nell’Upper East Side, si estende su 5 piani per una superficie di 1.161 metri quadrati ed è ben 40 volte più grande della proposta di questi micro-appartamenti, ma che allo stesso tempo saranno tre volte più grandi dell’alloggio più piccolo della Columbia University, e “addirittura” sei della cella di 4,4 metri quadrati del carcere di Rikers Island.
Il costo? Molto meno di 2.000 dollari al mese di affitto, ovvero la cifra con cui si può trovare un monolocale, o dei 2.700 dollari mensili di una casa con una sola stanza da letto.
Una provocazione quella di Bloomberg? Forse, ma a ben vedere è il mercato che spinge in questa direzione. A New York, secondo i più recenti studi, a Manhattan il 46,3 per cento dei nuclei famigliari è composto da una sola persona, e il 76 per cento dei residenti vive da solo o al massimo con un’altra persona. I single, dal 2010 – anno dell’ultimo censimento – sono aumentati del 27 per cento, e sono in gran parte giovani che studiano o lavorano, quasi sempre fuori casa e sono quindi disposti ad affrontare sacrifici sullo spazio in cui vivono pur di risparmiare.
E in Italia? La superficie minima utile è di 28 metri quadri, oppure 38 metri quadri, se per due persone, anche se però questa soglia varia da comune a comune: a Milano, ad esempio, i metri quadri minimi sono 30.