Eccoci. Siamo arrivati all’ultimo giorno della nostra vacanza a due. Ma il bilancio non lo faccio a caldo. Certamente positivo, ma aspetto che siano i ricordi ad emergere e darmi la sensazione di quello che è stata questa vacanza croata.
Ieri sera tornando in albergo, qui nell’isola di Hvar, riflettevo sul perché di questi miei scritti. Intendo dire, ogni giorno o quasi, vi racconto la mia vita e spesso quella di chi è con me. Peraltro senza particolare motivo. Per il gusto di dare qualcosa, di condividere, credo. Mi stavo chiedendo se non dovrei smettere e rientrare sui binari del principio per cui mi è stato richiesto questo blog, quel giorno di Gennaio, in un bar a Londra: raccontare la vita di una mamma all’estero. Il fatto è che una volta che inizi a scrivere, non puoi più farne a meno. Potrei però raccontare qualcosa di più interessante della mia vita. È che la trovo così divertente ed improbabile, che mi piace condividere con voi le mie esperienze quotidiane. Tutto è così veloce che scrivendolo forse si ferma. Sono le mie piccole fotografie in un grande album.
Ma a parte le suddette paranoie, frutto di poche ore di sonno e molti litri di alcol, riflettevo inoltre sul fatto che siamo a metà agosto, momento di fondamentale importanza poiché proprio in questi giorni si stilano gli obiettivi del nuovo anno. Vi avevo già raccontato dell’immenso piacere che trovo nelle liste. Ebbene, che lista sia, suddivisa per argomento. Perché avere gli obiettivi chiari, nero su bianco, aiuta a raggiungerli. Quindi nelle 6 ore di traghetto che mi aspettano, probabilmente questo sarà il mio lavoro. Ho finito un libro, Gli Inseparabili, e non mi resta altro da leggere se non un Maigret e qualche giornale. Devo ricordarmi di comprare una lettura per la mia prossima trasferta con mio padre, sua moglie e mio fratello. Ah, e ovviamente, Viola. La mia Violetta. Ieri l’abbiamo chiamata ed erano due giorni che non le parlavo. L’ultima volta si è chiusa la telefonata con dei suoi disperati “Mamma mi manchi tanto, torna qui stanotte, anzi ora, orissima”. Mi ha fatto tenerezza. Tanta. Ma non mi sono disperata. Qui incombe la mia razionalità che mi salvaguardia (oppure mi chiude ai sentimenti? Sia quel che sia). È una bambina di 4 anni che vuole la sua mamma. Cosa di più normale? E la sua mamma, per essere un po’ più felice, ha trascorso qualche giorno col suo marito, in sacrosanta pace. Viola è con i nonni e sono certa che il suo momento di tristezza passerà senza creare alcun trauma. Le sue paroline dette da bambina grande, mi hanno intenerita, non commossa. Ne mi hanno fatto venire il desiderio di tornare da lei. Anzi, che bello essere qua. Ad ogni modo ieri l’abbiamo richiamata e mi ha fatto effetto sentire mio marito che diceva “ti passo la mamma”. Ah, sono io la mamma cavolo è vero. Si, sono mamma. È pazzesco come io riesca a dimenticarmene in pochi giorni di vacanza da sola con mio marito. Mi sento come se avessi vent’anni, qui. E volo talmente in alto che mi ci vuole una figlia a riportarmi a terra. Mi ritrovo nella mia vecchia condizione, sine filis, che ho avuto per 31 anni. Il fatto di essere diventata mamma, non mi rende necessariamente madre 365 giorni l’anno. Sono felice perché riesco a staccare in modo netto, e quando domattina riabbraccerò la mia Violetta, saremo entrambe felici come mai. Anche per lei dev’essere un bel sollievo non essersi sentita figlia per qualche giorno, coccolata e viziata dai suoi nonni. Quando andavo in vacanza da piccola senza i miei (le vere mesate), ricordo con piacere quella sensazione di libertà che tutto d’un tratto mi piombava addosso. Le passeggiate dopo cena con mio nonno a prendere il ghiacciolo (all’arancio), le carte (Machiavelli) con mia nonna, la prima pedalata in bicicletta senza le rotelline. Insomma, era un vero spasso.
Comunque una cosa ve la devo dire: Hvar fa cacare.
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