Dopo Milano anche Roma. Invece di cinque, otto. E’ questo il numero di scelte che l’iniziativa promossa dai Radicali, i Verdi e Fli – raccolti nel comitato Roma si Muove – vuole proporre ai cittadini della capitale. L’obbiettivo, entro settembre, è la raccolta delle 50 mila firme necessarie perché i quesiti siano inseriti sulla scheda elettorale la prossima volta che Roma andrà alle urne (probabilmente nella primavera del 2013).
Le proposte del comitato sono varie ma hanno un solo denominatore comune: rendere la città più vivibile, più verde e più accessibile ai suoi cittadini. Si parla prima di tutto di potenziare il trasporto. Come? Maggiori investimenti per rafforzare le deboli tramvie capitoline e la creazione di Ztl libere dal traffico privato, oltre al raddoppio delle pedonalizzazioni e della rete ciclabile (questo progetto a dirla tutta già esiste e deve soltanto essere finanziato).
Un’altra proposta riguarda risparmi e trasparenza in Comune: rendere obbligatoria la pubblicazione dei dati di bilancio, inserire i costi in rete e abolire i Cda in house degli Enti del comune di Roma che da soli, ogni anno, assorbono 4,5 milioni di euro di tasse dei cittadini. E infine, forse la questione più spinosa, l’istituzione del registro dei testamenti biologici e del registro delle coppie di fatto.
“L’importate – spiega in una conversazione Riccardo Magi – è che i futuri candidati alla poltrona di sindaco di Roma prendano una posizione sui vari quesiti in modo che i cittadini possano sapere con chi prendersela se poi alle parole non seguono i fatti”. Così è stato a Milano dove l’attuale discussione sull’Area C, qualsiasi posizione si voglia prendere nei suoi confronti, è merito dell’omonima iniziativa, sempre promossa dai Radicali, Milano si Muove che ha costretto il sindaco della città, Pisapia, a esprimere un parere sulla questione. Se lo stesso succedesse a Roma sarebbe un passo avanti per i cittadini della capitale che avrebbero così la possibilità di esprimere un giudizio su come amministrare la città.
Forse fatto ancora più significativo è l’uso dello strumento del referendum cittadino che nonostante esista negli statuti di molti enti locali già dal 2000, non è mai stato sfruttato in tutte le sue potenzialità. E’ ormai quasi un mese che diversi banchetti di volontari sono apparsi in giro per la città. A Ostia come a Roma Vintage, alla festa dell’Unità di Caracalla come in centro. Agli stand sono tutti volontari che credono in un’iniziativa che miri a rimettere il cittadino al centro della politica.