Che tempio faAlla convention dei democratici, una suora difende l'”Obamacare”

Era probabilmente la prima volta che suor Simone Campbell saliva su un palco così importante quando la sera del 6 settembre ha pronunciato il suo atteso discorso alla Convention del Partito Democra...

Era probabilmente la prima volta che suor Simone Campbell saliva su un palco così importante quando la sera del 6 settembre ha pronunciato il suo atteso discorso alla Convention del Partito Democratico, in corso a Charlotte, nel North Carolina. Appartenente alla congregazione religiosa delle Sisters of Social Service (fondata negli anni ‘20 dalla prima donna ungherese membro del Parlamento) nonché avvocato e direttore esecutivo dell’organismo Network, attivo nel campo della giustizia economica e sociale, suor Campbell è stata invitata con insistenza dai Democratici. La sua presenza era importante, in un momento in cui l’offensiva della gerarchia della Chiesa cattolica nei confronti dell’amministrazione Obama si è fatta più acuminata, tanto più dopo l’approvazione del mandato che obbliga tutti i datori di lavoro – compresi quelli religiosi – a fornire ai loro dipendenti un’assicurazione sanitaria che rimborsi anche le spese per contraccezione e aborto. Misura che, evidentemente, rischia di alienare ai Democratici parte dell’elettorato cattolico.
La presenza di suor Campbell alla Convention è stata il simbolo della resistenza femminista a una presunta guerra alle donne dichiarata dall’avversario Great Old Party. E dal Vaticano, considerando l’attacco mosso qualche mese fa contro il massimo organismo di rappresentanza delle suore Usa, la Lcwr, accusata di promuovere un femminismo radicale.
«Quel che è certo è che ci occupiamo delle esigenze delle donne e a quelle esigenze cerchiamo di dare risposta », aveva detto lo scorso giugno, «e se questo significa essere radicali, allora lo siamo».
Così, con la sua posizione anti-abortista che non è in contraddizione con il suo appoggio a Obama, i Democratici cercano la quadratura del cerchio per il voto cattolico: la riforma sanitaria del presidente, ha detto, «è parte della mia posizione pro-life ed è la cosa giusta». Applausi scroscianti. Il suo obiettivo polemico: il cattolico Paul Ryan, candidato vicepresidente dei repubblicani, presidente della Commissione di Bilancio, promotore di tagli feroci alle spese statali, acerrimo nemico della riforma sanitaria di Obama («Non c’è posto per quella legge in una nazione libera», aveva tuonato alla convention del Gop, a Tampa, a fine agosto, definendo l’estensione dell’assistenza a 30 milioni di cittadini una forma di socialismo). Ryan, che mettendo a punto le proposte di bilancio del suo partito, ha apportato modifiche significative al Medicare, l’assicurazione medica per gli over65 e categorie svantaggiate, in risposta al budget del presidente Obama propone ora, tra le altre cose, forti tagli alla sanità, che vorrebbe totalmente privatizzata. «Paul Ryan – ha detto la Campbell a Charlotte – afferma che il suo bilancio riflette i principi della nostra Chiesa cattolica. Ma la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha affermato che tale bilancio non risponde a un criterio morale, dal momento che danneggerebbe le famiglie povereۚ». E lei, in questo caso, è d’accordo con i vescovi. E contro Ryan ha organizzato un tour in autobus (il “Nuns on the bus tour”) che ha toccato nove Stati americani: 2700 miglia per incontrare i più disagiati e vulnerabili, che da una privatizzazione della sanità verrebbero irrimediabilmente schiacciati: «Ecco cosa facciamo, noi suore sull’autobus», ha concluso: «Ci occupiamo del 100% delle persone, ed è questo che garantirà il bene della libertà alla nostra nazione».

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