Mentre il mio subconscio stava ancora elaborando quanto sognavo (un bagno in un qualche mare caraibico, nuotando con le tartarughe giganti? interpretatori di sogni, psicologi e psichiatri astenersi dai commenti, grazie), qualcuno m’ha destata. Ed è così che è iniziata la mia giornata. Storta. Perché io ero là e qualcuno m’ha bruscamente riportata qua. Ma se c’è una qualità di cui vado fiera, è quella di saper cambiare le situazioni a me ostili. Dopo sole 48 ore inglesi, la mia caparbietà ha trovato un limite che mi ha imposto un giorno di riposo. Sì perché qua, me ne ero dimenticata, non puoi fare più di una cosa al giorno. Proprio non ti è concesso. E se ieri ero fuori a pranzo a parlar di politica e poi al parco a far scorrazzare la pupa, oggi me ne sono stata quatta quatta a casa. A lavorare. Tanto. Il mio Mac, che ieri sera aveva deciso di morire, stamani è resuscitato. In quel lasso di tempo, dalla morte alla resurrezione, mi sono improvvisata Maria Maddalena, ed in parte, contro tutte le scritture, seppur frantumando l’involucro, l’ho riparato. Con le mie stesse mani (e due coltelli da cucina). Ah sì, oggi ero confusa. Quindi ho eliminato l’eliminabile. Non dalla testa, bensì dalla vista. Quando la mente ribolle, è bene non avere altre distrazioni, quindi ho creato ordine dove potevo, in una casa di per sé già vuota. Dopo aver lavorato tutta la mattina e tutto il pomeriggio, ho deciso che era giunto il momento per un po’ di creatività. La mia mente funziona così: il caos richiama una necessità di ordine visivo. Dall’ordine visivo si passa ad un primo stadio di benessere che porta alla pianificazione della settimana. Man mano che cresce l’entusiasmo, la pianificazione inizia ad estendersi al mese, all’anno. Segue budget, wish list, lista obiettivi. A quel punto ho raggiunto la fase nirvana. Lavoro meglio e con più concentrazione. Perché so esattamente quello che voglio. Ma non basta. Adesso la mente vuole una pausa, una distrazione, un momento creativo e fisico insieme (che non è il sesso, ahimé). Non avendo voglia di scrivere, ho optato per una bella spesa. Anch’essa può divenir creativa, sappiatelo. Quindi questa settimana avremo solo cous cous, spezie thai per zuppe varie, hamburgers all’americana cioé dentro il panino con semi di sesamo e verdure saltate con condimenti piccanti ed esotici. Ecco. Sono le 11 e non so dove io riesca a trovare ancora l’energia per sparare queste cazzate. Diciamo che sono nuovamente entrata nella fase creativa. Ci sono diverse cose di cui amerei scrivere, dei lavori che ho avuto, di quelli che ho cercato, della mia amica Costanza che oggi mi ha chiamata rendendomi assolutamente felice, di Viola che ha dormito due ore sul divano lasciando un po’ di pace alle mie stanche orecchie ed alla mia fantasiosa e disperata ricerca di risposte alle sue astruse domande (“Mamma, qual’è quell’animale che si appallottola e poi si spallottola?” forse i vermicocoli? i ricci? i porcospini? le mie palle????), ma non vi tedierò con niente di tutto ciò perché sono appunto le 11, ed oggi non ho quasi mai mangiato, rimuginando su alcune cose (senza rancore, mai rancore, porta le malattie) e sognandone altre. Caspita, ma quando smetterò mai di sognare io? Mi farò male? Non credo di correre questo pericolo. Il mio bipolarismo tanto mi fa sognare, quanto piombare con i piedi per terra. D’altronde ci vogliono entrambe: volare alto, volare basso. Io generalmente volo altissimissimo, oppure mi sfracello al suolo. Le mezze misure non fanno molto per me. Anche se dovrei imparare ad avere un po’ di grigio nella mia vita. Almeno una sfumatura. A proposito, ho appena finito quest’insulto al verbo stampato. Peccato che abbia chiesto immediatamente il sequel a mia madre. Prevale la totale curiosità, lasciatemelo dire. Chiedo perdono. Hey voi che oggi mi avete dato un lavoro di tutto rispetto ed intelletto: se mi licenziate, vi capisco. E gemo!
6 Settembre 2012