Al Maxxi di Roma dal 28 giugno al 17 settembre sono stati esposti i dieci modelli di casa essenziale (scala 1:1), vincitori di un “consulto informale”, promosso dal Ministero dell’Ambiente e dall’Associazione Mecenate 90. Comun denominatore delle diverse proposte il forte impegno alla sostenibilità ambientale ed energetica, uno sviluppo planimetrico non superiore ai 45 metri quadrati, oltre ad un disegno che pur avendo come fine dichiarato la funzionalità, in nome di questa non venisse meno ad una “gradevolezza” formale. I numeri finali, ancorché almeno in parte approssimativi, di Eco-Luoghi 2011 dimostrano come l’idea iniziale sia stata vincente. Oltre 50 architetti e ingegneri partecipanti, per 45 studi professionali, e più di 10mila visitatori.
Il punto di partenza chiaro. Bisogna sforzarsi di consumare sempre più meno suolo. Soprattutto dopo le scriteriate politiche degli ultimi decenni. Che hanno parcellizzato i nostri territori, costruendo ovunque fosse possibile. Spesso anche dove non esistevano le condizioni legislative e morfoidrografiche. Talora con conseguenze tragiche, come dimostra anche il recentissimo caso di Lipari.
Ma accanto a questa sorta di primo pre-requisito, un altro. La necessità di spese contenute. Proprio per andare incontro ad un mercato in sofferenza, anche a causa della grande crisi. Scopo pienamente raggiunto ricorrendo, nella quasi totalità dei casi, ad elementi semplici, a materiali non di pregio, ad espedienti ingegnosi ma non costosi.
Insomma piccole case a costi ridotti, progettate e realizzate badando al rispetto dell’Ambiente. Da inserire senza eccessivi traumi per il Paesaggio. In campagna o al mare. Seguendo precetti che da Vitruvio in poi sono stati a lungo osservati scrupolosamente. Il richiamo all’antichità romana non è casuale. Dal momento che appare tutt’altro che episodico il ricorso ad accorgimenti funzionali, all’ottimizzazione delle risorse naturali. Dal momento che le stesse ridotte dimensioni richiamano le più antiche domus romane, ad esempio di Pompei ed Ostia, successivamente inglobate in grandi residenze, in alcuni casi estese su un intero isolato.
L’architettura contemporanea, ancora invaghita di archistar internazionali e di edifici che guardano troppo in alto, torna a riflettere sull’essenzialità delle forme. A riprendere quel discorso con i temi critici dell’abitare, ai quali l’housing sociale non aveva saputo rispondere efficacemente. Le case ecologiche, in questo sembrano rispondere anche ad un problema economico. Rendono possibile il sogno per molti irrealizzabile.
L’architettura riscopre quanto a lungo aveva dimenticato. Decidendo che la risposta ai quesiti che riguardano l’Ambiente, il Paesaggio e i suoli non sta nella verticalità delle gigantesche costruzioni realizzate in troppe parti del Paese ma nella orizzontalità “composta” di piccole case.
17 Settembre 2012