Prima o poi doveva succedere. Da quando siamo sbarcate in Gran Bretagna, è andato tutto liscio: sole, bel tempo, Javier Bardem, Paul Mc Cartney, nuova scuola di Viola splendida, nuova maestra di Viola splendida, nonna ospite a coccolare, cucinare, smazzarsi tutti e 3 i componenti della famiglia: lui, io e Little Miss Sunshine.
E proprio oggi che la nonna è partita, Viola si ammala e fuori piove e fa freddo. Praticamente una congiura. Di per sé il binomio pioggia-vento mi risulta inaccettabile, per di più sembra che il tempo si accanisca sulle già presenti tristezze, ovvero, la mancanza della mamma. Sì, la mamma, quell’essere umano uber alles a cui saremo eternamente grati non importa cosa, perché la mattina esci e vai a lavorare e non pensi a niente fino a quando non torni il pomeriggio. Spesso senza figlia. E allora lei è lì a ricordarti che devi andarla a prendere a scuola. E il frigorifero è florido come mai lo è stato (e mai lo sarà) di spesa biologica della fattoria che lei sceglie la sera via email dal suo iPad mentre io continuo a lavorare sul suo computer. Perché il mio si è rotto, e lei m’ha lasciato il suo, spiegandomi come riformattarlo. E poi la sera, quando dopo una lunga giornata nel tuo nuovo spazio-ufficio con coetanei fichissimi-intelligentissimi-alternativissimi-creativissimi-scapigliatissimi-franco-olando-tedesco-cino-italo-inglesi, vorresti solo concluderla bene per sentirti ancora e sempre più ventenne, ecco che la mamma è lì, pronta a badare al focolare. E poco importa se torni alle 2 e ti alzi alle 2, lei capisce, perché ricorda che un giorno, non troppo lontano, è successo anche lei.
Ieri lei è partita. Oggi Viola ha la febbre. Tempismo perfetto. Mai come oggi desideravo andare in ufficio, a mettere tutto a posto, fondamentalmente la mia testa, i miei pensieri confusi e sognanti. E invece mi ritrovo qui, nei miei 70 mq di acari, con le finestrone che fanno entrare luce grigia e freddo. Tutto questo mi ricorda un triste inverno, quello passato e che non tornerà più. Perché non glielo permetterò. Da Settembre ci saranno nella mia vita, una baby sitter e diversi lavori racchiusi dentro uno splendido ufficio. E Viola verrà bombardata di cure omeopatiche immunologiche e vitamine a piovere. Ma che soluzione c’è per una madre che vuole anche lavorare nella sua vita? E’ così scandaloso? Sono una persona interessata alle cose e vuole far parte del mondo, di questo mondo, e non del solo mondo mamme-pannolini-biberon-bambini-asili. Ma mio marito, perché non ci sta lui a casa se i nostri lavori si equivalgono? No, non è vero che si equivalgono, e come potrebbe essere, lui il tempo per fare carriera ce l’ha, io no! Voglio la mia possibilità! Tanto so che con lui è possibile perché non vede l’ora che sia io a macinare guadagni, così lui può smettere. Dice che punta su di me. Bene, allora io punto sulla baby sitter. Voglio.Qualcuno. Che. Stia. A. Casa. Con. Viola. Mamma in fuga. Si vede che il mio disagio è visibile a tutti. Fatto sta che l’altro giorno mia madre si è presentata a casa con un regalo: “Tieni amore, un pensiero per te, ho pensato fosse perfetto “. My Disfunctions: a journal for chronicling my immeasurably fascinating disfunctions, neuroses, emtosions, inner children, moments of shame and doubt, projection, self-loathing, misantropy, and completely normal insanity, because the only difference between me and the rest of the popoluation is that i aknowledge how crazy I am, and they’re all in mind-numbing denial. Tradotto: Le miei Disfunzioni: una rivista per la cronaca delle mie immensamente affascinanti disfunzioni , le nevrosi, le emozioni, il bambino interiore, momenti di vergogna e di dubbio, la proiezione, il disgusto di sé, misantropia, e la pazzia del tutto normale, perché l’unica differenza tra me e il resto della popolazione è che io ho preso coscienza di quanto sia folle, mentre gli altri negano in modo piuttosto noioso.“GRRRRRRAZIE MAMMA”. Sfoglio il libro. “Perchè oggi sei disfunzionale?” mi richiede un diario. Vorrei dirgli “vatti a leggere il mio blog”, ma non posso parlare a un libro. A fianco, una frase di Charles Bukowski: “Alcune persone non impazziscono. Che vite orribili devono avere”. Arriva Viola, da camera sua: “Mamma, mi dai un soldo di cioccolato per favore?”. Io :”Amore, non ce l’ho!”. Viola insiste:” Dai mamma, forza, tira fuori un soldo di cioccolato!”. E io :” Viola ti ho detto che non ce l’ho!”. Ed ecco la SUA disfunzione :”Facciamo un patto: se tu non mi dai un soldo, io distruggo la casa.”
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