THE BLAIR MUM PROJECT: blog di una mamma (e figlia) a LondraModalità Londra.

A volte mi chiedo davvero dove ho la testa. A dire il vero se lo chiedono in tanti. A cominciare dalla mia famiglia che ormai, dopo questa lunga vacanza tutti insieme all'insegna del volemose bbene...

A volte mi chiedo davvero dove ho la testa. A dire il vero se lo chiedono in tanti. A cominciare dalla mia famiglia che ormai, dopo questa lunga vacanza tutti insieme all’insegna del volemose bbene, ha dato il verdetto investendomi del nuovo ruolo di “meglio che non fai gniente perché quel che fai sono guai”. Seguiva un “pensa a tua figlia. Anzi, no”. Ciò mi ha dato di che riflettere. Per qualche secondo. Poi sono tornata smemorata come prima, più di prima t’amerò.

Quindi arriviamo a Londra: zaino 40 kg, trolley mio, trolley Viola, sacca, borsa e Viola. Tutto su di me. Letteralmente addosso. Dovevo portarmi qualcosa dall’Italia per affrontare questo lungo inverno che prevede 0 rientri in Italia. Bene. Detto questo la mia prima notte passa ottimamente meravigliosamente bene. Dormo. Secca. 9 ore. Mi sveglio e come spesso accade resto in boxer e t-shirt, inforco gli occhiali e mi metto a lavurà. Svariate pause “mamma vieni qui, mamma vieni là, mamma guarda qui, mamma guarda qua” interrompono la mia sacrosanta concentrazione che mi tiene incollata al computer a: fare un colloquio di lavoro via skype, scrivere un pezzo, finire una consulenza, in simultanea raccontare a mio marito quello che sta succedendo via messaggistica istantanea. Per fortuna ho un appuntamento alle 11:50 con la nuova scuola di Viola, di cui avrete già letto le lodi (la maestra è gnocca). Quindi ho un sacco di tempo prima di dovermi lavare, vestire, colazionare moltiplicato per due (Vaiola). Invece il tempo passa ed io decido di chiudere ogni faccenda alle 11.20. E non posso certamente presentarmi ad un colloquio per la nuova scuola di Viola senza aver ingerito un caffé almeno. Che poi Viola s’è vestita da fata con la corona in testa quando non sa che la vera fata sarà la sua nuova maestra. Al bar ci devo arrivare, poi ci devo rimanere e poi devo andare all’appuntamento e la mia mente si oppone alla modalità Londra per-fare-qualsiasi-cosa-ci-vuole-un’ora. Mi rifiuto e faccio l’ottimista. Arrivo a scuola alle 12.20, in piena pausa pranzo, col rischio di una denuncia da parte di un pazzo furioso che voleva chimare la polizia solo perché ero passata (per fare prima) da una proprietà privata. In demolizione. Ma la demolizione era in pausa, come la scuola di Viola. E quindi il pericolo non sussisteva. Anzi, era un posto fichissimo, un ex ospedale probabilmente, di cui rimaneva solo lo scheletro ed una voragine ai suoi piedi. Niente da fare. Mi ha dato della madre irresponsabile. Nel frattempo, mentre il tipo inveiva, io spiegavo a Viola in italiano di sgattaiolare attraverso il cancello. Una volta fuori lei, il guardiano non avrebbe potuto lasciare dentro me. Usciamo e ovviamente la scorciatoia non portava da nessuna parte. Accumula ritardo Allegra, brava, proprio il giorno in cui ti devi presentare alla bella maestrina. Dopo questa corsa ansiolitica piena di asma e sole, e dopo il colloquio a scuola, opto per tornare a casa e riposare un po’. Sono le 13.30. Dovremmo mangiare. La mia mente continua a vagare e da sola prende la saggia decisione di improvvisare un pic nic. Di quel che chiamo pic nic, ho solo avuto la tovaglia a scacchi. Nient’altro. Usciamo. Viola ha ovviamente fame. Ma a che cavolo pensavo io? Pizzetta dal fornaio. Ovviamente compro quella sbagliata, che ve lo dico a fa’. Viola ha fame, ergo piange, io ho fame ergo livello di sopportazione pari a 0. Mangiamo qualcosa di simile ad una pizza farcita di qualsiasi cosa esista sulla faccia della terra di commestibile, e partiamo verso la metropolitana per andare al parco. Come se la mattinata non fosse stata abbastanza. Appuntamento con la mia amica Chiara alle 15. Sono le 14.30, ce la posso fare. Viola sulle mie spalle perché già non ce la fa più. Saliamo sul treno osannando la semplicità di questa metropoli per cui non devi pensare troppo, tutto è semplice, lontano, ma semplice. Ahhhh, che meraviglia. Mi siedo. L’aria è fresca, il viaggio è over ground, c’è il sole, metto la musica e mi rilasso e riposo allo stesso tempo. Poi. Poi cn la coda dell’occhio vedo un cartello che non indica esattamente la direzione che avremmo dovuto prendere. Bensì l’opposta. Maremma sul ciuco non è possibile. Ditemi che non è vero. Voglio tornare a casa e dormire. Ma anche per questo, dovrei rifare tutto il viaggio. Allora voglio essere prelevata con un elicottero dal mio posto a sedere ed essere distesa sul mio letto. Ma quel coglione di Christian Grey, dove cazzo sta? Lasciamo perdere le orribili sfumature che mi escono persino dalle orecchie e concentriamoci Allegra. Sì, il libro sarà stato orribile, ma di’ la verità Allegrina, te lo sei divorato! E te credo me lo sono divorato, in mezzo a 120 wow in 3 pagine, ce ne sono 10 di puro sesso, altro che romanzo erotico, quel libro è un porno. Allegra il tuo livello intellettuale rasenta lo zero assoluto. Però la fantasia in compenso, 110 e lode. Vabeh insomma, non torniamo a casa, scendiamo dal treno, ne prendiamo un altro, poi un altro ancora, sono le 5 e non le 3, la mia amica se n’è andata, Viola correndo è inciampata e si è frantumata mani e ginocchia, allora l’ho immersa in un lago per disinfettarla (anche se c’erano le oche, i cigni, le papere e gli esseri umani, andava bene secondo voi?), ari caricatela sulle spalle, tutta la collina di Hampstead, tutta la discesa, finalmente un’oasi, il parco giochi, la piscina pubblica, oddio sono già le 6 devo tornare a casa. Non. Ce. La. Posso. Fare.

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