Il marchese del GrilloRacconto di un pasticcio a cinque stelle

Che quelle di Favia siano delle dichiarazioni scottanti, nessuno si sentirebbe di negarlo. Nemmeno i più ortodossi tra i seguaci di Beppe Grillo, quelli che da anni lavorano attivamente per il Movi...

Che quelle di Favia siano delle dichiarazioni scottanti, nessuno si sentirebbe di negarlo. Nemmeno i più ortodossi tra i seguaci di Beppe Grillo, quelli che da anni lavorano attivamente per il Movimento senza alcuna pretesa. Ne ho conosciuti tanti, ragazzi e ragazze informati, ben consapevoli che per fare politica c’è necessità di studiare, conoscere capire. Che oltre la protesta urlata, questo è un fallito e quello uno zombie, c’è qualcosa di più. Con molti di loro ho discusso, ho intervistato sotto copertura Luca, un dissidente, uno di quelli che ha abbandonato baracca e burattini quando ha capito che la tanto sbandierata uguaglianza era più un vezzo di forma che un dato di fatto. Perché, faceva notare, per aver cacciato Tavolazzi, c’è qualcuno più uguale degli altri che ha deciso della sua sorte. E vagli a dare torto. Non che la gerarchia sia necessariamente un difetto, per carità. Ma l’incoerenza sì, e anche bello grosso.

E che quello più uguale degli altri sia Casaleggio l’ha denunciato ieri Giovanni Favia, uno dei primi ad essere eletto nelle istituzioni, al Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Uno che stinco di santo proprio non è, nell’inchiesta sulle interviste a pagamento il suo nome compare ben più d’una volta. Una leggerezza, ha commentato a sua discolpa. Qualcosa di più, verrebbe da pensare, per la platea a Cinque Stelle non proprio indulgente coi fenomeni di malcostume. E invece no: a dispetto della millantata differenza con il resto dei soggetti politici, tutte le pedine rimangono al loro posto. Al massimo se ne riparlerà tra qualche mese quando, come prevede lo Statuto (il non-Statuto) del Movimento, rassegnerà le proprie dimissioni e saranno gli iscritti a valutare se accoglierle o respingerle.

Ma il fatto è un altro, e Favia lo sa bene. Perché a pesare saranno le sue valutazioni non proprio lusinghiere sulla gestione di Grillo e Casaleggio, sbattute ieri in prima serata da Piazzapulita. Con l’aggravante, e questo gira sui social network nelle ultime ore, di non aver lavato i panni sporchi in casa prima di denunciare tutto alla stampa per (loro) definizione asservita ai poteri forti. Certo, c’è che si tratta di un’ indiscrezione carpita tra un cornetto e un cappuccino, ma le registrazioni sono lì e parlano chiaro. Bravo lui, il giornalista di La7, a non spegnere il microfono, a far sì che l’intervista proseguisse all’insaputa dell’intervistato. Perché le notizie, si sa, vanno date anche a costo di risultare scomodi e tignosi. Ma a Grillo le critiche piacciono poco. Meno ancora a Casaleggio che oggi prende tempo con un post più che sibillino sul blog del comico.

E per Grillo la situazione è più complicata ancora: epurando Favia gli darebbe di fatto ragione sulle critiche alla verticalità del Movimento. Passandoci sopra sarà costretto a fare i conti col primo vero caso di dichiarato malpancismo mai verificatosi dall’atto di fondazione. Col risultato di contaminare la sua bella creatura con le logiche dei tanto vituperati partiti. Un pasticciaccio più grande di quanto possa sembrare. Un vero e proprio pasticciaccio a cinque stelle.

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