Un più attento giornalismo (in risposta a Luca Sofri)

Ieri ero sul treno, stavo andando da Asti, città in cui risiedo, a Torino per partecipare alla manifestazione “Laici in piazza”. Mi presento: ho 25 anni e sono il segretario dell'Associazione radic...

Ieri ero sul treno, stavo andando da Asti, città in cui risiedo, a Torino per partecipare alla manifestazione “Laici in piazza”. Mi presento: ho 25 anni e sono il segretario dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta di Torino, ieri eravamo a quella manifestazione con un nostro stand a raccogliere firme sul nostro appello per l’incriminazione del dittatore Assad al Tribunale penale internazionale dell’Aja e per convincere i torinesi ad iscriversi all’Associazione. Perché? Perché la nostra associazione, che organizza l’attività militante a Torino ed in Piemonte ha una piccola sede da mantenere (affitto, energia, telefono, etc.) ed ha un’attività politica da portare avanti; tutto questo lo fa in maniera completamente autofinanziata ovvero con i soldi di iscrizioni e con i contributi che riceviamo e se le persone non si iscrivono noi possiamo chiudere e con noi può chiudere un centro di iniziativa che, in questi anni, è riuscito ad ottenere, tra le altre cose, l’anagrafe pubblica degli eletti al Comune di Torino, il registro dei testamenti biologici, il riconoscimento delle unioni civili ma soprattutto la legalizzazione della pillola Ru486 grazie all’impegno del dott. Silvio Viale.

Questa breve premessa, perché ieri sul treno ho trovato il tempo per sfogliare IL magazine dove ho potuto leggere il suo articolo Un più grande paese, in cui lei sostiene, in riferimento ai giovani, che

la politica non è più una strada per menti brillanti o ambiziose, creative o generose

o ancora

se sei intelligente o hai voglia di spenderti oggi fai altro, mille cose possibili, ma non la politica.

Mi lasci dire che questo suo articolo oltre a farmi rattristire, mi ha fatto molto arrabbiare: chi vuole costruire “un più grande paese” dovrebbe saper cogliere quanto già c’è di buono, e quanto da tempo c’è di buono in questo paese e non cedere ad una generalizzazione che ha del semplicistico. In politica ci sono giovani e meno giovani brillanti, creativi e capaci solo che… solo che non fanno notizia, soprattutto a causa di quei giornalisti che poi cedono alla facile tentazione del “sono tutti uguali”.
Mi lasci ribadire che non siamo tutti uguali, forse noi Radicali contiamo poco e forse non le siamo passati neanche per la mente mentre scriveva, ma noi non siamo uguali agli altri e se in questo paese si afferma la retorica che tanto i giovani non fanno politica, perché quelli bravi fanno altro ed invece quelli che la fanno sono lì a cercare qualche scorciatoia allora mi lasci dire che i promotori di questa retorica sono i primi che stanno costruendo lo sfascio.
Giovani bravi in politica ce ne sono, forse non tanti quanti ce ne vorrebbero ma questo non è certo colpa di chi politica la fa, non solo perché tutto è casta o partitocrazia, ma spesso anche per mera pigrizia fisica e mentale o, perché è più facile lamentarsi senza prendersi responsabilità.
Infine ciò che, per esperienza, mi viene da domandarmi è: siamo veramente sicuri che i giovani volenterosi in politica l’elettorato sia pronto a riconoscerli? In fondo le preferenze di Er Batman non cadono dal cielo.

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