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■ Chi è Vincenzo Cosenza?

Qualche tempo fa abbiamo intervistato Vincenzo Cosenza aka Vincos, social media strategist in BlogMeter: abbiamo parlato di analisi del sentiment, big data, strumenti di analisi e dell’evoluzione del panorama dei social network.

Innanzitutto abbiamo chiesto a Vincenzo quali sono i parametri presi in considerazione per la valutazione del sentiment dei singoli post. Il tipo di approccio utilizzato è il cosiddetto rule-based, un motore di ricerca che raccglie i post e i messaggi in rete sulla base delle parole chiave che interessano. I testi vengono poi sottoposti al vaglio di una serie di regole sintattiche e grammaticali definite da un apposito team di linguisti computazionali.

Per quanto riguarda la gestione di omonimia e polisemia, esiste un set di regole, un modulo ad hoc nel sistema che appunto è votato a risolvere i problemi riguardanti questi due casi particolari.

Un’altra domanda riguarda l’aggiornamento degli algoritmi di computazione del linguaggio in un momento in cui la lingua evolve tanto rapidamente. Vincenzo ci ha rivelato che il processo viene portato avanti manualmente dai linguisti: il problema vero è che la lingua che noi parliamo sul web ha caratteristiche peculiari che la rendono complessa da far “digerire” ad una macchina.

Sarcasmo ed ironia rappresentano l’aspetto più difficile della sentiment analysis: sono stati effettuati tanti studi in merito, e la soluzione trovata è quella di seguire non solo un approccio basato su regole aggiornate costantemente, ma anche di integrare una serie di indagini a campione, per capire se effettivamente la macchina sta comprendendo adeguatamente i messaggi oppure no. Si ha in ogni caso una percentuale di errore, ma questa può essere sensibilmente ridotta con la lettura “manuale”.

La percentuale di errore dipende in larga scala da un unico fattore: se l’analisi ha un campo semantico ben definito oppure no. Nel primo caso, in cui i messaggi possono trattare qualsiasi argomento, la precisione è del 84% per il sentiment. Quando invece il campo semantico è ben definito, si va ben oltre il 90%.

Ci sono diversi studi che affermano che con una adeguata analisi del sentiment su Twitter sia possibile prevedere l’andamento delle borse con 5 giorni di anticipo: Vincenzo ha seguito con attenzione questi studi, ma a suo avviso sono per la maggior parte poco convincenti. L’unica cosa che realmente sappiamo è che ci sono società che fanno questo di mestiere, ma per la sua esperienza sa che si tratta di analisi molto complesse, la cui reale fattibilità è incerta. Viceversa, sono molto interessanti le ricerche che legano il successo al botteghino di un film al sentiment degli utenti sui social media subito prima dell’uscita o subito dopo: si tratta in questo caso di fenomeni di correlazione ben più attendibili.

Infine abbiamo chiesto quale sa il social network che Vincenzo preferisce, e per quale ragione: ci ha rivelato che non ha un social preferito, ma è legato a Facebook in quanto ha iniziato a studiarlo tanti anni fa, quando in Italia veniva snobbato e considerato un social network per ragazzi. Li usa tuttavia indistintamente, e grazie al suo lavoro ha la possibilità di testarne anche più di uno per capire quale possa essere adeguato a seconda delle esigenze.

In chiusura abbiamo chiesto come stanno evolvendo i social, seguendo un modello globalizzato oppure uno glocalizzato: Vincenzo è del parere che a prevalere sia il primo modello, che peraltro si sta diffondendo sempre di più. Attraverso la mappa dei social media che egli stesso ha costruito, ciò che emerge è che sempre di più esiste un leader forte in ogni nazione, e al momento nella maggior parte dei casi si tratta di Facebook. Quando ciò non avviene, è solamente per motivi politici.

Ad ogni modo Vincenzo è convinto che ci sarà sempre spazio per i social network locali che sappiano interpretare bene le esigenze di una determinata popolazione. Accanto a Facebook le persone useranno anche il social network locale. Gli stessi Twitter e Linkedin, che hanno una presenza a livello globale, non stanno morendo a seguito del grande boom di Facebook: vivono perché riescono a trovare una nicchia di collocamento che gli altri social non hanno trovato.

Naturalmente invito tutti a visionare l’intervista, molto ricca di spunti e riflessioni. Buona visione!

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