Giustizia, ecologia, trasmissione della fede: tre questioni che non sono trattate con la dovuta attenzione dallo “strumento di lavoro” che guida, negli interventi e nella riflessione, gli ecclesiastici riuniti nella XIII assemblea del Sinodo sull’Evangelizzazione fino al 28 ottobre, giorno in cui presenteranno le loro proposte, o proposizioni, a Benedetto XVI. Questi, se lo riterrà opportuno, le utilizzerà per una Esortazione apostolica e/o altra regale disposizione.
Molto autorevole la critica, in quanto porta la firma della Commissione mista “Giustizia, Pace e Integrità del creato” delle Unioni generali dei superiori religiosi e delle superiore religiose (rispettivamente Usg e Uisg), ed è espressa in una lettera diretta personalmente a ciascuno dei 262 “padri sinodali” perché ne tengano «in considerazione il contenuto». Lettera che peraltro fa intuire un disaccordo ben più ampio dei religiosi con l’Instrumentum (che, ricordiamo, è redatto in Vaticano sulla base delle risposte delle Conferenze episcopali ai Lineamenta, redatti in Vaticano, sul tema scelto per il Sinodo ordinario). Sul finire, vi si legge: «Queste sono alcune tra le tante osservazioni che vengono in mente studiando l’Instrumentum».
Per quanto riguarda la giustizia, i religiosi ricordano che, se nell’enciclica di Paolo VI Evangelii nuntiandi si afferma: «Tutto ciò che riguarda la comunità degli uomini – situazioni e problemi relativi alla giustizia, alla liberazione, allo sviluppo, alle relazioni tra i popoli, alla pace – non è estraneo all’evangelizzazione e questa non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale dell’uomo»; nel documento di lavoro del Sinodo, «la relazione costitutiva tra evangelizzazione e proclamazione del Regno di Dio come questione di “giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17) non è sottolineata in modo integrato».
Manca poi nell’Instrumentum, scrivono ancora i firmatari, un incoraggiamento alla «conversione ecologica» dei cristiani con «impegni precisi». Eppure la preoccupazione per il «deterioramento e la distruzione dei sistemi che sostengono la vita» è stata «ben espressa in molti interventi papali e del magistero ecclesiale. Giovanni Paolo II mette in luce il dovere dei cristiani nei confronti della natura e della creazione come “parte essenziale della loro fede” (Messaggio per la Giornata della pace del 1990)».
E c’è una terza questione il cui approccio, da parte del documento di lavoro del Sinodo, non è condiviso dai religiosi di “Giustizia, Pace e Integrità del Creato” e che sintetizzano con «trasmissione in contrasto con dialogo». Spiegano: «Altri documenti ecclesiali (p. es. Gaudium et spes, Evangelii nuntiandi) intendono l’evangelizzazione come “dialogo con il mondo”. Questo documento invece pone l’enfasi continuamente sulla “trasmissione della fede cristiana” ai diversi gruppi e settori. “Trasmissione” denota un “trasmittente” e un “ricevente”, con un evidente contrasto tra “soggetti” agenti e “oggetti” sui quali si agisce. Sembra esserci poco spazio per la reciprocità – è l’osservazione dei religiosi – ovvero per la possibilità di essere evangelizzati dalla creazione di Dio, dalle esperienze, in definitiva dal mondo che Dio vede come buono e amabile».