Argentina agrodolceIl giorno della madre “de la Plaza de Mayo”

Ieri in Argentina è stato un giorno speciale, quasi sacro. "El día de la madre”, la festa della mamma, che da noi si festeggia l’8 Maggio, è una ricorrenza molto sentita nel paese e viene avvalora...

Ieri in Argentina è stato un giorno speciale, quasi sacro. “El día de la madre”, la festa della mamma, che da noi si festeggia l’8 Maggio, è una ricorrenza molto sentita nel paese e viene avvalorata con festeggiamenti tra parenti, regali familiari, biglietti colorati e messaggi d’auguri affettuosi. Non c’è famiglia in Argentina che non rispetti questa data, che è quasi considerata come una festa nazionale, ma che per fortuna cade di domenica, non aggiungendosi così ai diciannove giorni festivi che fanno dell’Argentina un paese “sempre in vacanza”.

A Buenos Aires un sole caldo ha svegliato la città illuminando un giorno di una piovosissima primavera con grande euforia, riempendo le parrillas, i bar e i ristoranti della città di famiglie con bambini, prima che un ennesimo acquazzone benedicesse la giornata.
Ma c’è una madre, e come lei molte altre, che ieri in Argentina non ha festeggiato il celebre giorno. Si tratta di Hebe de Bonafini, la leader delle Madri de la Plaza de Mayo
che proprio ieri, è apparsa in televisione durante il notiziario Visión Siete ricordando nuovamente i suoi figli, la sua storia.
Le Madri di Plaza de Mayo è l’associazione delle madri dei desaparecidos, i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare tra il 1976 e il 1983.
Da più di trent’anni le madri rivendicano la scomparsa dei loro figli, arrestati e tenuti illegalmente prigionieri dagli agenti della polizia argentina in centri clandestini di detenzione, e lottano per ottenerne la restituzione. La maggior parte dei figli è stata prima torturata, poi assassinata e infine fatta sparire.

Nella Plaza de Mayo, da quasi quarant’anni, ogni giovedì pomeriggio le madri si ritrovano e marciano, in una specie di girotondo, intorno alla piramide che si trova al centro della piazza per circa mezz’ora, per ricordare non solo i loro figli, ma tutte le vittime della terribile persecuzione della dittatura militare argentina, un capitolo amarissimo della storia del paese.
Proprio Giovedì scorso sulla porta dell’università fondata dall’associazione Madres de Plaza de Mayo a Buenos Aires, le madri si sono riunite per celebrare i 1800 giovedì trascorsi girando attorno alla piazza. Ma i figli, i trenta mila desaparecidos della dittatura militare, con molta probabilità non riappariranno più. In questa drammatica ricerca ci sono anche “las abuelas”, le nonne di quei bambini figli di desaparecidos, che venivano privati della loro identità e dati in adozione a famiglie dove spesso si trovavano gli autori stessi dell’assassinio dei loro veri genitori. Anche le nonne si sono organizzate in un’associazione non governativa, las Abuelas de Plaza de Mayo, che ha come fine la localizzazione e la restituzione alle famiglie legittime di tutti i bambini sequestrati e spariti durante la repressione politica.
A volte i nipoti vengono ritrovati grazie all’insistenza delle ricerche, ma i figli di Hebe Bonafini non sono riapparsi più.

A 19 anni Bonafini ebbe il suo primo figlio, dopo tre anni e mezzo il secondo. La terza, Alejandra nacque dieci anni dopo. “Sono stata una mamma giovane, ma non una mamma da manuale, piuttosto una mamma comune, che cresce e apprende ogni giorno dai suoi figli”, ha detto in televisione con il suo fazzoletto bianco annodato sulla testa, diventato il simbolo di protesta dell’Associazione, che originariamente era costituito da un pannolino di tela, utilizzato per i loro figli neonati. “Non esiste un libro per educare i figli perché bisogna imparare da loro, dalle loro domande, che chissà uno prima non si pone; da ognuno dei miei figli ho imparato qualcosa”, ha affermato decisa.

Dall’età di 15 anni i suoi figli si dedicavano alla politica, riscuotendo l’orgoglio della madre, che invece non aveva mai potuto studiare, ma tra il 1977 e il 1978, i due figli maggiori di Hebe e una nuora sparirono per mano della dittatura militare. Da allora la sua vita cambiò, trasformandosi in vero attivismo sociale e politico. “Mi sono abituata a vivere senza i miei figli, ma con migliaia di persone che mi chiamano e con cui devo parlare; mi mancano solo quando arrivano queste ricorrenze, come la festa della mamma, che è presente nel calendario ma non nella vita o nel cuore di una persona”, ha affermato Bonafini e ha aggiunto con determinazione: “noi non consideriamo morti i nostri figli e tutte le notti c’è un dialogo con loro e in quell’occasione io ripasso quello che ho fatto durante il giorno”.

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