Ma la sapete una cosa strana? Stasera mio marito ha gettato la spugna. Sì sì, l’ho proprio sentito con le mie orecchie. Ecco, diceva così:”Basta! Voglio tornare in Italia!”. Eh, l’ha detto eh, l’ho sentito bene bene, e nel dubbio, gliel’ho anche richiesto:”Dove caro?” e lui “In Italia!”. Ohhhh, allora è vero! Lui qua ci sta di cacca! E allora ditelo. 6 mesi rinchiusa in casa a fare l’inserimento di mia figlia all’asilo e di mio marito in ufficio (più o meno uguali), 6 mesi di incessante pioggia, per di più orizzontale, freddo e vento, 6 mesi di caffé annacquati, 6 mesi di “come stai?” – “bene grazie a parte la clausura, il non lavoro ed il conto in banca”, e lui adesso cosa mi dice? Ahhhhhhhhh, son soddisfazioni queste sì, chi la dura la vince! Ha mollato lui, è stato lui! Mi chiedo cosa lo abbia portato a tale affermazione, mmmhhhhh, vediamo…..oltre alle mie suddette citazioni (vedi pioggia, vento, freddo ecc…), è possibile che lavorare dalle 7.30 la mattina alle 2.30 di notte possa aver influito. Sì, è possibile. O forse il viaggio verso l’Essex tutte le mattine e tutte le sere. Magari la guida a destra e la corsia a sinistra. Ma più probabilmente il terzo tamponamento in 6 mesi. Aggiungici la moglie atipica, cioé che non vuole esser moglie ma eterna fidanzata, e zacchete. Prozac. No no, macché dico, Italia, si si, stavo parlando dell’Italia certo. Insomma, me l’ha detto proprio mentre era all’aeroporto e stava andando in un ridente villaggetto sperso per la Germania. L’anima umana più vicina dice dista 8 km. Poraccio. Mi torna giovedì e poi di nuovo aereo. Per l’Italia. Magari non vuole più tornare indietro. Certo lo capirei eh. Qui è tutto faticoso perché sei solo, perché le case sono costruite in acari e mattoni, perché il cielo è grigio e ad agosto ci sono 12 gradi. Però caspita, sei libero. Sei libero e diventi pure civile. Sempre per parlare di lui, ad esempio, ha imparato a mettere le frecce alla macchina. Incredibile. E si ferma pure alle strisce pedonali. Poi fa la coda negli uffici, ai bancomat, paga sempre qualsiasi biglietto per qualsiasi mezzo pubblico o parcheggio. Ed essendo meno distratto perché abbiamo un po’ di amici sì, ma le distanze sono così grandi che spesso ci facciamo i fatti nostri, va anche a correre il week end. No no, poi lavora certo, che c’entra. Sì, ovvio, Sabato e Domenica. E io? Io sto bene. Lavoro tanto anche io, pure io fino alle 2 di notte, ma da meno e con meno pressioni. Mi piace vivere qui, le opportunità che ti offre una città come Londra, di lavoro, di incontri, di cultura, si trovano da poche parti in Europa e certamente non in Italia. Finché il mio paese non si raddrizza, non voglio tornare. Che c’entra se c’ho il marito piegato a 90°, si torna per forza. Ma secondo me ha avuto solo un crollo. Un piccolo devastante crollo. Il punto è che questa dev’essere un’esperienza di vita. Bella o brutta che sia, un’esperienza. Certo, sarebbe meglio se fosse positiva, ma anche se infondo risultasse essere negativa, sempre esperienza è stata. E poi, scusate, evviva il cambiamento. Anche a tornare, la mia vita non sarà ferma nella mia città. Voglio continuare a viaggiare. Magari il prossimo blog sarà The Carlà Mum Project. Da Parigi. Oppure The Mao Tse Tung Mum Project. Da Pekino. E con questo non scorderò mai la hostess della compagnia aerea low cost gialla e blu con l’arpa celtica, che appena atterrati a Pisa ha detto “E un saluto particolare a tutti cècinesi!” a intendere la popolazione di Cècina. Mentre io che, c’ho la Cina stampata in fronte, o più semplicemente che sono mentecatta, mi sono subito guardata in giro “C’è i cinesi? E dove sono???”.
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