Il Sindaco PD di Forlì Roberto Balzani è venuto a Milano in cerca di investitori interessati alla privatizzazione dell’ aeroporto Ridolfi, promettendo “nelle forme consentite dalla legge un contributo allo start up di almeno un milione di euro all’anno per la durata di tre/cinque anni; a questo si aggiungono due milioni di euro già stanziati dalla Regione Emilia Romagna per investimenti sul sedime”.
Questi soldi purtroppo si aggiungeranno a quelli inutilmente sprecati negli anni per un accanimento terapeutico utile solo al mantenimento di qualche posto di lavoro che non può esistere senza il continuo afflusso di denaro pubblico, nonché alle relative ricadute clientelari.
L’ aeroporto di Forlì non serve assolutamente a nulla e non c’ è giustificazione perché venga tenuto in vita artificialmente con denaro dei contribuenti. Qualsiasi volo vi venga operato avrebbe miglior fortuna a Bologna e infatti il vettore principale Wizz Air lo indica come aeroporto di Forlì-Bologna, perché è Bologna dove la grande maggioranza dei pochissimi passeggeri vorrebbe andare.
Seguendo il pessimo esempio dell’ ancor più inutile aeroporto di Cuneo, a Forlì si erogano contributi per mantenere qualche volo utilizzato essenzialmente dagli immigrati, che non avendo voce in capitolo, né diritto di voto, non si lamentano se vengono “deportati” dal principale aeroporto della Regione.
La bella stagione di Forlì è finita quando Ryanair preferì accettare le condizioni meno favorevoli dell’ aeroporto bolognese, in cambio di un bacino di utenza molto più elevato, che permette di riempire gli aerei senza svendere i biglietti. Al Ridolfi non se ne diedero per inteso e ricorsero a WindJet, la linea aerea siciliana chiusa nello scorso agosto, che vi impiantò una serie di voli improbabili, prima di traslocare a sua volta a Rimini. Restano ora Wizz Air che vola verso la Romania e a Sofia, ma attenzione, di fatto invece di pagare per i servizi che l’ aeroporto fornisce loro, ricevono contributi per mantenere una domanda artificale che nasconda la verità: a Forlì spontaneamente non andrebbero né linee aeree né passeggeri.
L’ aeroporto di Forlì, se fosse di proprietà privata, sarebbe chiuso da anni, ma la politica e un malinteso orgoglio locale hanno garantito lo sperpero di denaro pubblico in costanti ricapitalizzazioni, ogni volta promettendo che l’ aeroporto sarebbe poi stato in grado di marciare sulle proprie gambe. Gettata finalmente la spugna, ora è il turno di una privatizzazione che è finta, perché impensabile senza la “bustarella” pur consentita dalla legge che viene chiamata contributo allo start up, espressione impropria per una struttura che non apre certo adesso.
Il PD dimostra a Forlì di avere la medesima attitudine clientelare allo spreco delle amministrazioni di altro colore politico, ENAC fa il consueto ruolo delle tre scimmiette, dopo aver annunciato nel famoso Libro Bianco che gli aeroporti microbo vanno chiusi. Il Ministro Passera che ha detto lo stesso tace. D’ ora in poi i micro aeroporti devono reggersi da soli, senza soldi pubblici, ma si finge che il contributo allo start up sia altra cosa e che sia l’ ultimo.
Insomma parole, parole, parole, ma gli sprechi restano, mentre ogni giorno viene aumentata ora questa ora quell’ altra imposta.
Sarebbe bello invece terminare questo spreco indecente: staccate la spina, chiudete l’ aeroporto di Forlì anziché tentare una privatizzazione che può avvenire solo con dei do ut des, licenziate i dipendenti e date loro da vivere finché non trovano lavoro altrove, magari all’ aeroporto di Bologna che da questa chiusura avrebbe solo da guadagnare, concedendo un canale preferenziale nel turnover.
Ceterum censeo Linate esse delendam