Non è facile inaugurare un blog, soprattutto se si ottiene una generosa ‘carta bianca’ da parte di un giornale online che si legge fin dalla sua fondazione e di cui si condividono lo spirito e molte idee. In realtà, in origine il blog doveva occuparsi in modo specifico di politiche dell’innovazione e culturali, di media digitali e soprattutto del rapporto tra Internet, nuove tecnologie e produzione di contenuti creativi in Italia e in Europa: in breve, ciò di cui mi occupo per lavoro e per passione.
Oggi però, al mio rientro in Italia dopo vari anni di lavoro all’estero, sento il bisogno di affiancare al progetto originario l’idea di raccontare il mio Paese (e soprattutto la sua capitale) dal punto di vista di chi vi fa ritorno, senza però perdere contatto con la realtà internazionale ed europea che è ormai una via di fuga per le nuove generazioni. Il blog cerca di fondere questi due propositi e mette in risalto, da un lato, il grandissimo potenziale dell’Italia e la sua intatta capacità di attrazione nei confronti di tutti i cittadini del mondo; dall’altro una situazione politica, economica e sociale che non si fa fatica a definire drammatica e penalizzante (uso un eufemismo) per chiunque voglia entrare oggi nel mondo del lavoro e costruirsi un futuro, possibilmente felice.
“L’Italia non è un Paese per giovani” (o almeno non lo è stato fino a ora); è un dato ormai assodato, in tutti i settori dell’economia e delle professioni, oltre che della politica. La società italiana è profondamente conservatrice e gerontocratica e non ti prende sul serio se non hai almeno cinquant’anni (salvo casi eccezionali e raccomandazioni varie). La mobilità sociale è quasi impercettibile e i dettami socialdemocratici della nostra carta costituzionale sono andati a farsi benedire, dimenticati anche da quelle aree della politica che avrebbero dovuto difenderli a spada tratta. E’ un Paese sempre più vicino alle società sudamericane, per la povertà, l’assenza di democrazia reale e per le disuguaglianze inaccettabili; e sempre più lontano dai Paesi più avanzati d’Europa che – quando non si parla di vacanze – ormai guardano all’Italia con sufficienza e al tempo stesso, visto il suo peso economico e l’irresponsabilità delle classi dirigenti, con terrore.
Non è detto però che l’Italia debba continuare a essere così com’è stata finora. Ci sono vari segnali d’insofferenza collettiva e disperazione nell’attualità italiana cui è doveroso prestare la massima attenzione; e c’è il tentativo di tutti quelli che godono di grandissimi privilegi e rendite di posizione di frenare qualsiasi ipotesi di cambiamento. Roma, da questo punto di vista, è uno specchio fedele della società italiana, meravigliosa per gli occhi (non dappertutto, ovviamente) ma quasi impossibile per chiunque voglia vivere del proprio lavoro; culturalmente vivace e aperta ma con servizi alla persona, infrastrutture e trasporti pubblici da Terzo Mondo; con un clima e un cibo favolosi ma con stipendi da fame che la rendono insostenibile per chi non abbia a disposizione una casa ereditata dalla zia o dalla nonna; con un’illegalità e una cialtroneria così diffuse da scoraggiare chiunque voglia giocare partite regolari. In sintesi, Roma offre un contesto ideale per chi voglia misurarsi con le sfide del cambiamento e sia convinto che una città, per quanto antica, non debba rimanere prigioniera del proprio passato e dei propri vizi o mali atavici. Ci sono innumerevoli opportunità di sviluppo economico e culturale, di efficienza, miglioramento della qualità della vita e di trasparenza amministrativa che devono essere colte e di cui Internet e le nuove tecnologie devono essere il motore. Di tutto ciò il blog proverà a occuparsi.
Perciò, tutte le strade portano (e, si spera, continueranno a portare) a Roma: ma è necessario poi che, una volta arrivati, nelle sue strade tutti abbiano l’occasione di potersi muovere, con le azioni e le innovazioni e non solo col pensiero e con gli occhi e, se va bene, con la Smart o il motorino.