“Finanziamenti all’americana”, “riscossioni fiscali anglosassoni”: e via andare. L’aspirazione “brit” dei 5 candidati alle primarie del centro sinistra aleggiava a fatica e rimane ancora una lontana proiezione olografica. Non siamo né a Brighton né a Manchester, tantomeno a Londra o in Usa.
Bastava vedere assetto e atmosfera in cui si giocava il confronto tenuto nello studio del popolare talent show musicale che su Twitter ha indotto alla creazione del più scontato degli hashtag: #csxfactor. Più che Elio & Co, la scena portava alla più vintage delle visioni: mancavano solo la Ciuffini, il notaio, il pulsantone e l’ottimo Mike.
E’ stato un fanta-reality-quiz. Complice il regolamento del confronto, i candidati si atteggiano ed emulano come fossero in Uk o in Usa: ma per il momento – dopo aver sciolto nell’acido i collegi uninominali – sono ancora senza presidenzialismo alcuno, hanno il Porcellum e ipotizzano pure di prendere in prestito pezzi della legge elettorale siciliana con il premio di maggioranza “over forty” che certifica l’ingovernabilità assoluta ancor prima di convocare i comizi a chiunque si candidi alla guida di qualsiasi cosa. Anche quando dovessimo sostituire Buckingham Palace con il Quirinale e Palazzo Chigi con il 10 di Downing Street, a vanificare un sistema anglosassone a turno unico ci penserebbero poi i regolamenti parlamentari a ri-polverizzare i soggetti politici in dozzine di clan, per via della incapacità auto emendativa di chi viene eletto.
Salto a piè pari la più logica e pratica delle conclusioni a cui è giunto Jacopo Tondelli attribuendo – alla fine della fiera – una sorta di vittoria consegnata a Mario Monti lasciando inevase nei dettagli le agende economiche. Per come sono complicate e articolate le nostre questioni economiche, snocciolarle nei tempi dettati dalla clessidra alla Mike, non sarebbe stato facile. Questo era in fondo il confronto per primarie di coalizione e non di partito come previsto nell’accezione anglosassone. Benchè non siamo a Brigthon, occorre comunque ri-chiedersi: è una coalizione-partito di “sinistra” che può aspirare ad una vocazione anglosassone? Cos’è questa roba? Un Minotauro? Un Cerbero a cinque teste? Un azzardato esperimento di cucina molecolare?
I primi anglo-desideri repressi fanno capolino con Puppato che chiede sistemi duri di riscossione e di anti-evasione anglosassoni. Poi però vai a spiegare la differenza dei regimi fiscali con quei paesi. Vai a spiegare che nel 2008, nel momento di massima crisi in Inghilterra, Gordon Brown (un laburista) abbassò per più di un anno la Vat dal 17,5 al 15% lasciando piene le vie londinesi dello shopping e consentendo a Selfridges di svuotare gli scaffali. Vai a spiegare che quando una Partita Iva parla al telefono con un amica che sta a Londra e gli dice “scusa cara adesso ti devo lasciare, ho l’appuntamento dal commercialista per il pagamento dell’anticipo delle tasse”, lei ti prende per pazzo da ricovero semplicemente perchè lì, nell’anglo-mondo della splendida albione, una bestemmia simile non è contemplata nel vivere civile.
Un anglo-auspicio efficace (quello sul finanziamento “all’americana”) lo ha messo in campo Renzi. Quando Vendola si schiera contro il finanziamento pubblico dei partiti per paura che possano fare politica solo i ricchi, il primo cittadino ben argomenta replicando come, nonostante i “rimborsi”, per lustri non ha governato certo uno squattrinato. Questo però è stato in fondo l’unico significativo momento di contrapposizione tra il sindaco di Firenze e il governatore pugliese. L’impressione che tuttavia si è avuta è che per gran parte del confronto, Renzi abbia un pò abilmente (e mellifluamente) coccolato e tirato dalla propria parte Vendola: consapevole com’è, il primo cittadino vuol far mediaticamente capire al telespettatore come la candidatura del narratore tolga più consensi a Bersani che al rottamatore. Prova ne è l’esclusione tassativa dell’Udc da ogni ipotesi di alleanza che accomuna sia Vendola quanto Renzi. Inoltre, fatta la tara della parte finale quando per un attimo sembrava imitare Zalone, Vendola ha studiato ed interpretato “ad hoc” il suo ruolo per l’occasione evitando di proiettarsi ai telespettatori come un vetero-comunista: anticipando il gioco del Phanteon ha tirato fuori un paio nomi che, da uno come lui, lì-per-lì non t’aspetteresti: Luigi Einaudi e Altiero Spinelli (ancora un tot e si giocava pure Olof Palme).
E’ proprio sul nome dell’autore del Manifesto di Ventotene e padre del federalismo europeo citato da Vendola, che si gioca ed estingue al tempo stesso un rapidissimo ed unico momento di politica estera. Quando il moderatore di Sky Gianluca Semprini, chiede conto dell’Europa: Vendola risponde di fino con Altiero Spinelli, Bersani con i “carri bestiame”. Quando in Emilia si dice: “star dalla parte del frumentone”…
Il gioco del Phanteon finale, visto da un laico, o anche un cristiano, che guarda con interesse a Londra piuttosto che alla “Bassa”, mette in luce limiti e contraddizioni per la tentata emulazione “labour” (o anche democrat) della maggiorparte dei candidati. Con l’unica eccezione di Renzi, il resto dei concorrenti alle primarie non si fa mancare nomi di icone cattoliche: Vendola incluso. Mentre Renzi cita Nelson Mandela e la blogger tunisina Lina Ben Mhenni: Tabacci in coerenza con la propria storia si gioca Giovanni “Albertino” Marcora e Alcide De Gasperi, la Puppato la butta un po’ in compromesso storico con Tina Anselmi e Nilde Jotti, Vendola tira fuori l’asso del cardinal Martini. Resta il segretario. Bersani che, dopo aver fatto il battutaro sul Casini “tatticista”, è stato più cattolico del Papa citando “Papa Giovanni perché riusciva a cambiare le cose rassicurando”. Sul cambiamento sarà la storia a dirlo ma il “tattico” segretario alla fine cavalca il gioco del Pantheon “rassicurando” proprio-proprio Casini e il target bianco-balenottero. Non foss’altro che è appena uscito fresco dalle elezioni regionali, tenute in un grosso bacino elettorale di moderati come la Sicilia, per via cooptativa dell’Udc che ha consentito l’elezione del governo di minoranza Crocetta (candidato “a cose fatte” proprio da Giampiero D’Alia) facendo abdicare il Pd alle primarie. Inoltre Bersani sa che il partito – da Napoli in giù – non brilla di salute. Senza cifra democristiana non va da nessuna parte e accetta il soccorso bianco: anche sulla propria corsa in queste primarie e in virtù del Contesto siculo-romano in cui si muovono certi “inciuci” raccontati da Linkiesta (chi “tattica”, chi?). Ad ogni modo solo in Italia si può fare un gioco del Pantheon per come viene declinato. Un ansioso inventario per il candidato che non abita, per esempio, in Uk: hai visto mai che in un faccia-a-faccia tra Tories e Labour stiano a sgomitare per annettersi Lutero o la regina Vittoria nel loro Pantheon?
Si parlerà molto di questo evento televisivo, delle sue forme, del dopo partita e delle sue represse aspirazioni anglosassoni. Vediamo poi se ci sarà pure un confronto anche per gli avversari finali alle elezione “vere”: che però verranno anticipate dalle regionali. Ecco: c’è stato peraltro un finale lombardo negli studi di Sky, con Giuliano Pisapia che ha consegnato una lettera ai “magnifici 5”. Ci sarà mai, in quella missiva del sindaco di Milano, una richiesta per non abdicare anche in Lombardia alle primarie senza che “altri” scelgano il candidato “a cosa fatte” come in Sicilia?
Insomma. Un po’ tutti poi hanno retto un gioco generalista: Puppato con istanze green molto attuali, Tabacci sul mondo della Finanza, Renzi un po’ “Meriti & Bisogni”, Vendola sui diritti e Bersani rassicuratore (che però in questo giro televisivo ha dovuto viversi una mezza Denver): il bilancio tecnico finale della messa in onda, prendendo in prestito un twitt di Antonio Polito, “l’ha vinto Sky”.
Una aspetto almeno si può cogliere. Qualcosina di diverso c’è: se non è il Labour alla matriciana, quantomeno non sembra assumere i connotati de “l’Ulivo Mondiale”. Un tot di anni fa, negli stessi studi televisivi di Sky, su quelle colonnine Rischiatutto avremmo visto Veltroni, Mastella, Alba Parietti, Bassolino e Turigliatto.
E’ già qualco(sina).
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