Così è…se traspare. Storie di finanza e (mancanza di) trasparenzaCronache dal Belpaese: qualcuno esulta perché solo il 5% dei prof non fa il suo lavoro

Meno male che c’è ROARS a darci speranza per l’anno nuovo. Citando la fonte cui ha giurato odio eterno, l’ANVUR, ci tranquillizza contro questa leggenda metropolitana dei “fannulloni”, o “diversame...

Meno male che c’è ROARS a darci speranza per l’anno nuovo. Citando la fonte cui ha giurato odio eterno, l’ANVUR, ci tranquillizza contro questa leggenda metropolitana dei “fannulloni”, o “diversamente produttivi” nell’università italiana. Ci dice che “nel periodo 2004-2010 Il numero dei professori che non ha prodotto alcuna pubblicazione non supera il 5,3%”. Che bella notizia! Che bel paese! Magari non lo è per chi pensava che in professori che non producono alcuna pubblicazione in sette anni non esistessero proprio…ma non si può accontentare tutti.

Che dire? Di questi tempi c’è chi sale in politica e chi scende in cattedra. Così pare sia capitato almeno al 5,3% dei docenti universitari italiani. Ed è così che la perorazione di ROARS contro l’Agenda Monti diventa quello che in una fortunata trasmissione televisiva della mia generazione si chiamava “il siluro di Occhetto”, un siluro che sparavi verso il nemico e che finiva per prenderti…alla schiena (in fondo).

Aspettiamo notizie altrettanto buone su altri fronti. Aspettiamo che il numero dei bagnini che non sa nuotare “non superi” il 5%, che non più del 5% dei medici chirurghi non abbia la laurea, che il numero di evasori non superi il 5% dei contribuenti, che non più del 5% delle persone che incontri per strada ti rapinino. O, riprendendo solo per il gusto della battuta una vecchia polemica tra ROARS e Nfa, che non più del 5% delle persone che incontri per strada siano “zombie” (o diversamente vivi).

Supponendo che questa informazione sia vera, cosa dovremmo fare? Cacciare quelli che non hanno prodotto nulla, o togliere loro lo stipendio? No, non sarebbe democratico. Sarebbe da birichino. Anzi, sarebbe addirittura da Ichino! In fondo, sono “non più” del 5%. Anzi, ROARS sbatte proprio questo numero in faccia a Ichino, di cui hanno riconosciuto la penna nell’agenda Monti. Senatore Ichino, lei che vuole cacciare i “fannulloni” dall’università, sappia il loro numero “non supera il 5,3%”.

E allora che fare, per ridurre il numero di “fannulloni” (sempre se fosse vero)? Due suggerimenti. Il primo: aumentiamo il numero delle riviste. Pare di capire che non sia bastato includere Yacht-Capital e Il Mattino di Padova tra le riviste scientifiche per far sì che i docenti avessero pubblicazioni. Non è bastata cioè quella che un esponente di ROARS ha chiamato in un commento a un mio precedente blog: “la terza missione”. Mi spiego: se un taxista di Firenze, come è successo, scrive sul Financial Times, è una semplice lettera, se invece un accademico scrive sul Mattino di Padova è: “terza missione”. Perché non inventarci, noi accademici, una “quarta missione”? Ad esempio, la quarta missione potrebbero essere i blog. Uno li mette sul sito, e se viene fuori qualcuno che chiede che minchia di ricerca è, gli rispondiamo: è quarta missione! Il secondo suggerimento è che ognuno di noi doni una pubblicazione a un “fannullone”. Per queste feste, adotta un fannullone anche tu! Donare una pubblicazione fa bene all’anima, e può far bene anche al corpo. Ricorda che anche chi è nell’università senza pubblicazioni ha delle qualità, non ultima quella di esserci entrato. E sappi che in caso di fallimento di un ateneo italiano, il fannullone saprà come rimanere, e se tu oggi lo hai aiutato, allora potrà aiutare anche te.

Va bene. Abbiamo riso, e ci siamo divertiti, come impone il periodo di festa. Ma è il caso di aggiungere qualche considerazione seria. Andando a guardare il documento del sito ANVUR da cui sono tratti i dati non sembra che la percentuale sia riferita a “numero di professori che non ha prodotto alcuna pubblicazione”, ma alla differenza percentuale tra numero di pubblicazioni attese e numero di pubblicazioni effettivamente trovate. E non ho idea di come siano state calcolate le pubblicazioni attese, e non vedo come la differenza possa essere attribuita a docenti che non hanno prodotto alcuna pubblicazione. Se così fosse, avremmo un caso di una gravità inaudita. Un’agenzia di emanazione governativa che scopre che il 5% del proprio personale non ha fatto il mestiere per cui era stato assunto (pardon, la “missione”) e, in onore alla privacy, mantiene nascosti i nomi impedendo che vengano presi provvedimenti. E’ come se un ministero scoprisse che “non più” del 5% del proprio personale non ha lavorato per sette anni e per rispetto della privacy non lo perseguisse. Noi aspettiamo che l’ANVUR smentisca l’interpretazione che ROARS ha fornito del numero. E dopo la smentita cosa rimarrà? Rimarrà il caso di un gruppo di opinione che considera normale, e forse anche incoraggiante, che il numero di persone che non svolgono il proprio dovere “non superi il 5%”. Aspettiamo che anche ROARS smentisca.