Il riferimento pesante e di dubbio gusto che Silvio Berlusconi ha fatto ai suoi crediti verso la Chiesa cattolica andrebbe catalogato come l’ennesima gaffe del Cavaliere se non contenesse una sua interna verità. Berlusconi cioè ha mandato a dire all’episcopato italiano che il lavorio per favorire Monti è troppo palese per essere accettato. In sostanza dobbiamo a Berlusconi la rivelazione del principale dante causa del professore. Se guardiamo ai mondi che stanno spingendo Monti alla discesa in campo nella politica, appare evidente la pochezza di alcuni sponsor. E’ il caso dei centristi, compreso Montezemolo, è anche quello degli ex PdL incerti su tutto.
Né valgono gli appoggi che vengono dal mondo, non tutto, confindustriale. Il vero asso nella manica di Monti è l’episcopato italiano. E’ da qui che sono venute le sollecitazioni e le pressioni più forti che lo stanno costringendo a svolgere quel ruolo politico che il premier non aveva immaginato. Se le cose stanno così c’è da interrogarsi ancora una volta sull’invadenza delle gerarchie ecclesiastiche. E c’è da porre mano, da parte della sinistra, a una sana politica di riscossa laica che mostri finalmente all’episcopato quali sono i suoi spazi e quali i limiti. Non c’è dubbio che la pressione cattolica verso Monti crea una ferita nei confronti del Pd e della sinistra. In questa parte dello schieramento militano molti cattolici che stanno scoprendo di essere per la chiesa italiana figli di un dio minore.
La stessa sinistra che tradizionalmente ha fatto del dialogo con i cattolici il centro della sua strategia dovrebbe finalmente abrogare questi concetti visto la compromissione delle gerarchie con tutte le formule politiche conservatrici che si stanno succedendo. Insomma l’Italia dovrebbe riscoprirsi un po’ più laica e dare alla Chiesa il ruolo che le spetta ma toglierle quello di sponsor della politica. Ovvero accettare alla fine il risultato di questi sforzi. Se Monti dovesse raggiungere solo il 15-20% dei voti, questo dovrebbe essere il peso dei cattolici con il distintivo nella vita pubblica italiana. Oggi hanno molto di più. Troppo.